Le spalline, la disco e i lenti: noi felici negli anni Ottanta
Spalline, capelli cotonati , discoteca E i «lenti» per sfiorare quella ragazza Per questo ci manca George Michael
Le spalline, i capelli cotonati. La discoteca con il globo rotante fatto di quadratini a specchio. Le infernali casse ad altezza d’orecchio che inondavano la sala di decibel. Erano gli anni Ottanta. Ecco, forse anche per questo i giovani d’oggi faticano a comprendere gli occhi lucidi dei genitori di fronte alla notizia della morte di George Michael.
Ora, il punto è spiegare ai figli che cos’erano le spalline. O meglio: per quale dannato motivo tutti noi, maschi e femmine, non indossavamo alcun indumento che non avesse quei rigonfiamenti di gommapiuma in corrispondenza dell’attaccatura delle maniche che ci omologavano, insieme a improbabili acconciature (soprattutto femminili) che rialzavano la statura anche di venti centimetri e rendevano felicemente impossibile assistere a uno spettacolo teatrale a meno di trovarsi in prima fila.
Senza le spalline sarà incomprensibile ai ragazzi di questo incerto terzo millennio privo di colori il motivo degli occhi lucidi dei genitori di fronte alla notizia della morte di George Michael; perché, diciamolo, se non fossero state la colonna sonora di un’interminabile e spesso interminata adolescenza quelle canzonette sarebbero state facilmente dimenticabili. E invece eccola là, quella voce in falsetto su ingenui arrangiamenti sintetici, a sostenere certe memorie indelebili e fondamentali che ancora fanno battere cuori meno malandati di quello dello stesso cantante. E soprattutto ecco di nuovo, fresca come se fosse ancora aperta e ci avesse ospitato sabato scorso, la palestra degli amori e delle rivalità di un glorioso decennio: la discoteca. Col globo rotante fatto di quadratini a specchio, le infernali casse ad altezza d’orecchio a invalidare qualsiasi tentativo di conversazione, l’assai carente aerazione con conseguente terribile tanfo di sudore e le impraticabili toilettes.
George, la cui identità sessuale era stata lividamente prevista da un’intera generazione di maschi invidiosi, andava per il bosco e la riviera, agitando i piedi di tutti con Wake me up e risarcendo col lento Careless whisper, all’attacco del quale ognuno cercava di ritrovarsi nei paraggi della ragazza più interessante. Sì, diremmo ai figli, perché allora c’erano i lenti. Un’occasione, l’unica, per abbracciare la tipa giusta senza rimediare uno schiaffone. Dovremmo raccontarli ai ragazzi, i lenti. Chissà quanti di loro sono stati ipotizzati proprio con gli urletti di George. A saperlo, gli porterebbero più rispetto.
Quella sua voce in falsetto su ingenui arrangiamenti sintetici sostiene certe memorie indelebili e fondamentali che ancora fanno battere il cuore