Gli Usa stanno per lanciare misure e sanzioni
Le ultime cartucce sparate da un presidente in uscita dalla Casa Bianca. Gli Usa stanno per annunciare una serie di misure e sanzioni (aggiuntive) contro la Russia, una ritorsione agli attacchi hacker che hanno colpito il partito democratico durante la campagna elettorale. Inoltre gli americani potrebbero lanciare azioni «coperte», comprese alcune incursioni sul fronte della guerra cibernetica. Il 2016 si chiude con i due rivali, Russia e Stati Uniti, impegnati in un grande duello. Diplomatico, militare, politico. Un quadro che potrebbe mutare quando alla fine di gennaio si insidierà Trump, deciso a cambiare i rapporti con l’amico Putin. Ma prima di questa scadenza c’è tempo per scambiarsi dei colpi e magari fissare dei paletti che possono condizionare il futuro presidente. All’interno dell’amministrazione Usa c’è stato un lungo dibattito su quanto è avvenuto e su come replicare a Mosca nel quadro di un ordine esecutivo del 2015. L’idea è quella di definire il sistema elettorale Usa quale «infrastruttura strategica», in questo modo l’America è autorizzata a reagire all’assalto cyber dei russi accusati di aver interferito nel voto di novembre. L’intelligence è convinta che esistano le prove dell’intromissione, alcuni esperti sono più cauti mentre Trump, spendendosi in modo quasi sospetto in favore del Cremlino, non pare crederci. Ecco che la Casa Bianca, oltre a punire gli avversari, vuole porre dei limiti al futuro presidente. Magari contando anche sull’appoggio di molti congressisti repubblicani, piuttosto convinti delle responsabilità del Cremlino e preoccupati per le manovre militari messe in atto da Putin dall’Europa alla Siria. Insomma la partita internazionale si intreccia a quella politica, con polemiche, accuse, veleni e sospetti. Qualche analista obietta anche sui modi di Obama. Certe azioni si fanno senza dirle, se è una guerra segreta tale deve essere. Rimproveri legati a precedenti annunci da parte della Casa Bianca su una imminente rappresaglia contro la Russia. Che a sua volta ha subito promesso una controrisposta.