Avvocati di lotta (e ora di governo) La vera «arma speciale» di Trump
Dalle tasse alle capre nei campi da golf, si è sempre affidato ai loro consigli
È l’ora degli avvocati. Donald Trump aggiunge un tocco domestico, quasi di intima complicità, nella squadra di governo, nominando Jason Greenblatt «rappresentante speciale per i negoziati internazionali».
Greenblatt, 49 anni, è il capo dell’ufficio legale della Trump Organization, la holding del neo presidente. Da due decenni consiglia il costruttore newyorkese, studiando i profili giuridici delle trattative d’affari. «I suoi talenti sono perfetti per ricoprire il ruolo che gli ho assegnato», si legge in una nota ufficiale firmata da Trump. E ancora: «Presterà assistenza nei negoziati internazionali di ogni tipo e nelle trattative sugli accordi commerciali nel mondo». È probabile, anche se non è stato ancora chiarito ufficialmente, che Greenblatt verrà inserito nel team ristretto dei consiglieri nella Casa Bianca.
L’ultima scelta di Trump ha sollevato altre perplessità sui possibili conflitti tra gli interessi del businessman e i doveri del neo presidente. Ma il tycoon newyorkese aveva in qualche modo preannunciato, già nel corso della campagna elettorale, che avrebbe chiamato a dirigere il Paese «i migliori negoziatori» o comunque quelli che godono della sua piena fiducia. E del resto la legione degli avvocati è da sempre un suo punto di forza. Sono loro lo strumento in grado di piegare le regole, azzerando le tasse per almeno 18 anni, come si deduce dalla dichiarazione dei redditi del 1995 pubblicata dal New York Times. Sono sempre gli avvocati a consigliare di ospitare otto curatissime capre nel campo di golf a Bedminster, nel New Jersey: un trucchetto per poter accatastare parte della tenuta come terreno agricolo, esentasse.
E ancora: i condomini di Trump a Manhattan versano meno imposte degli altri e a Soho solo il tycoon è riuscito a costruire un grattacielo. Ebbene, il nuovo consigliere Greenblatt è al vertice di questo sistema. È nato e cresciuto nel Queens, come «The Donald». Figlio di ebrei ungheresi fuggiti dall’occupazione nazista, si è laureato in legge all’Università di New York. Sposato, sei figli, è un ebreo ortodosso come Jared Kushner, il marito di Ivanka Trump. Tutte coincidenze? Non proprio. Greenblatt è stato coinvolto anche nella campagna elettorale come esperto della questione mediorientale, insieme con lo stesso Kushner e con un altro avvocato di famiglia, David Friedman, 57 anni, anche lui un ebreo ortodosso.
Friedman è socio fondatore di un mega studio, con 300 legali, specializzato in fallimenti. Se il Senato ratificherà la nomina, si trasferirà in Israele, come ambasciatore degli Stati Uniti.
Completa il quadro Donald McGahn, 48 anni, un avvocato da combattimento: dà l’impressione di essere sempre pronto a venire alle mani, dicono di lui. McGahn viene da uno studio di Washington e ha maturato una lunga esperienza delle regole che disciplinano il voto per le presidenziali come componente della Commissione elettorale federale.
Trump gli ha affidato la gestione dei potenziali conflitti di interesse alla Casa Bianca e, inoltre, gli ha attribuito il compito più delicato: trovare la via giuridica per assegnare a Ivanka una posizione simile a quella della First Lady. McGahn si sta consultando con Michael Cohen, 49 anni, vice presidente esecutivo della Trump Organization. Un altro avvocato, naturalmente.