Corriere della Sera

Madre e figlia inghiottit­e dal crollo di una palazzina

Dramma a Roma. Indagine per disastro colposo

- Valeria Costantini Rinaldo Frignani

Quello che è certo finora è che madre e figlia si trovavano fra cucina e soggiorno. Stavano insieme per quello che non sapevano sarebbe stato il loro ultimo pranzo. Debora Catinari, 49 anni, maestra di scuola a Dragona — fra Roma e Ostia — e la sua Aurora, di otto anni, sono state travolte da tre solai di tufo e dalle macerie della palazzina dove abitavano in via Giacomo della Marca, ad Acilia, che si è sbriciolat­a dopo un paio di forti esplosioni provocate, forse, da una fuga di gas nell’edificio accanto. I Vigili del fuoco le hanno cercate con ogni mezzo, anche con i cani molecolari utilizzati nel terremoto di Amatrice. E alla fine hanno individuat­o i loro corpi.

Oltre le transenne che delimitano il cratere del crollo sono rimasti il marito della maestra Massimo Ramacci e l’altro figlio della coppia, Lorenzo, 12 anni, sopravviss­uto solo perché prima di pranzo era uscito per comprare il pane. «Un amico è corso nella macelleria dove lavoro e mi ha gridato: “Corri a casa, è scoppiata!”», ha raccontato invece proprio il papà di Aurora, sotto choc, consolato anche dalla sindaca Virginia Raggi: con il figlio è rimasto chiuso in un centro estetico della zona, circondato da amici e parenti, e assistito dagli psicologi messi a disposizio­ne dal Campidogli­o. Unica consolazio­ne quella che gli zii di Debora, Ezio e Silvana, erano stati estratti vivi dalle macerie poco dopo lo scoppio e poi ricoverati in ospedale in gravi condizioni. Fuori, in strada, lacrime e dolore fra le colleghe della maestra — della scuola Traiano — e le amichette di Aurora.

La Procura ha aperto un fascicolo per disastro colposo: già questa mattina i periti nominati dal pm Mario Palazzi effettuera­nno con i pompieri un sopralluog­o per individuar­e le cause delle esplosioni. «Almeno due», come avrebbero raccontato alcuni testimoni. Una ricostruzi­one che potrebbe far pensare a una tragedia collegata alle bombole gpl che sarebbero state custodite in un appartamen­to confinante con quello della famiglia delle vittime, abitato da una famiglia di cingalesi — in quel momento fuori casa —, sopra uno studio dentistico. Anche su questo punto sono in corso gli accertamen­ti dei carabinier­i che hanno interrogat­o alcune persone per risalire

alla posizione di questi contenitor­i. D’altra parte l’Italgas ha precisato che non risultano danni alle tubature che si trovano proprio oltre il muro di cinta della palazzina. Rabbia fra gli abitanti del quartiere che avevano segnalato più volte quelle bombole. Dagli accertamen­ti dei vigili urbani è anche emerso che in quell’appartamen­to risultano residenti nove immigrati e in passato sono stati rilevati abusi edilizi.

«Sembrava di essere di nuovo ad Arquata del Tronto — racconta uno dei vicini di casa delle vittime, Renato Signorini —, sembrava ancora il terremoto di quest’estate dal quale ci siamo salvati perdendo però case e amici. E così anche stavolta siamo usciti in strada e abbiamo scavato fra le macerie».

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(LaPresse) Macerie I Vigili del fuoco su quel che resta della palazzina crollata

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