«No alla banca dati web della reputazione»
Il Garante della privacy: incide negativamente sulla dignità delle persone
«Mi occupo di questo argomento da 15 anni e so bene quanto sia presente e quanto cresca nelle nostre scuole. Se si è insegnanti o dirigenti scolastici e si è davanti a una classe di ragazzini o anche bambini delle scuole primarie, non è raro imbattersi in situazioni di disagio che non si sanno decifrare o affrontare fino in fondo. È impossibile non porsi quella domanda che mette ansia: sta succedendo qualcosa di grave che mi sfugge? Riconoscere i rischi e le dinamiche del bullismo e del cyberbullismo non è né immediato né semplice, per questo ci sembrava importante offrire un’esperienza di formazione».
Così Gianluca Gini — psicologo e professore di psicologia dello sviluppo all’Università di Padova — spiega la necessità del corso universitario online che lui e la ricercatrice Tiziana Pozzoli hanno appena finito di mettere a punto e che terranno via Internet a partire dal 1 febbraio del 2017. Otto settimane di brevi video-lezioni (in parte illustrate da animazioni, altre volte con la presenza di ospiti), dal titolo «bullismo e cyberbullismo: comprenderli e prevenirli», prima edizione padovana del corso che un anno fa, nella sua parte video, è già stato offerto in Germania in lingua inglese e che ha raggiunto insegnanti, educatori e dirigenti di scuole di tutto il mondo, compresi Paesi lontani come India, Filippine e Giappone.
Anche per questo il corso italiano (110 euro di costo per l’iscrizione, aperto a tutti, visibile a ogni ora del giorno e della notte, valido come aggiornamento e formazione
Il Garante della privacy «boccia» la banca dati online della reputazione.
Il motivo? Il progetto per la misurazione viola le norme del Codice sulla protezione dei dati personali e potrebbe ripercuotersi sulla vita delle persone censite, influenzando le scelte altrui e condizionando l’ammissione degli interessati a prestazioni, servizi o benefici.
L’infrastruttura, costituita da una piattaforma web e un archivio informatico, dovrebbe raccogliere ed elaborare i dati personali contenuti in documenti «caricati» volontariamente sulla piattaforma dagli stessi utenti o «pescati» dal web. Attraverso un algoritmo, il sistema assegnerebbe ai soggetti censiti degli indicatori alfanumerici in grado di misurare l’affidabilità delle persone in campo economico e professionale.
Nel disporre il divieto di qualunque operazione di trattamento presente e futura, il Garante ha ritenuto che il sistema comporti rilevanti problematiche per la privacy a causa della delicatezza delle informazioni che si vorrebbero usare, del pervasivo impatto sugli interessati e delle modalità di trattamento da parte della società. L’Autorità si dice perplessa sull’opportunità di rimettere a un sistema automatizzato decisioni legate alla reputazione.
Puntiamo a dare gli strumenti per riconoscere situazioni di disagio e affrontarle, capire le dinamiche del bullismo e i rischi