Primi cavalli italiani per i Corazzieri «Selezionati per averli così alti»
Il colonnello Casarsa: eravamo costretti a comprarli all’estero, ora nascono in Puglia
Allenamento I primi tre cavalli italiani in dotazione ai Corazzieri: da sinistra Futuro, Isacco e Fosforo. Debutteranno per la Festa del Tricolore e incroci di sangue nel centro di allevamento equestre di Martina Franca, in Puglia, sono nati questi tre puledri (già 1,74 al garrese) che possono segnare la svolta. Cavalli solo italiani e a costo zero. Anche questo è un aspetto da non sottovalutare...».
Il centro di Martina Franca che ha sfornato i tre puledri «oversize» appartiene al Corpo Forestale dello Stato, che per legge dal prossimo primo gennaio sarà integrato nell’Arma. Ecco, perciò, che Isacco, Fosforo e Futuro rappresentano anche la prima forma concreta di sinergia tra le due realtà operative. «Così finalmente è nato il cavallo murge- In alta uniforme Il corazziere Gianpiero Bassetto L’equipaggiamento Le selle allineate se corazziere — annuncia il colonnello Casarsa, in carica dal settembre 2015 — facendo accoppiare gli stalloni e le fattrici più slanciate della razza indigena». Cavalli a costo zero, dicevamo, mentre quelli stranieri vengono pagati sul mercato 4-5 mila euro ciascuno.
Oltretutto, a Martina Franca, i cavalli vengono cresciuti con il sistema della «doma dolce», cioè imparano da subito a farsi toccare e manipolare dall’uomo. E questo sicuramente aiuterà i corazzieri, perché un’altra caratteristica necessaria per «salire» al Quirinale
Al comando Dal 2015 il reggimento è guidato dal colonnello Alessandro Casarsa
è quella di essere «buoni di indole — così spiega il tenente colonnello Gaspare Giardelli, comandante del Gruppo Squadroni— e avere una predisposizione naturale a lavorare in mezzo alla folla, per non correre il rischio d’imbizzarrirsi al primo suono di clacson o se una vecchietta lungo i Fori Imperiali apre a scatto il suo ombrello o un bambino agita a pochi metri una bandierina. Infatti, per esempio, anche il maremmano avrebbe l’altezza giusta, ma è un cavallo cocciuto, ombroso, nevrile, già quando intorno a lui è tutto calmo. Figuriamoci al passaggio delle Frecce Tricolori...».
Nelle scuderie della caserma «Negri di Sanfront» ci sono attualmente cinquanta cavalli, di mantello baio (marrone con criniera e coda nere) o morello (tutto nero), quasi tutti stranieri o «immatricolati» successivamente da noi.
Il sogno del comandante Casarsa è di rimpiazzarli negli anni con cavalli tutti nati in Italia, in linea con la volontà del Quirinale, che segue il progetto «con particolare attenzione».