Corriere della Sera

LA RAPPRESENT­ANZA SOCIALE DEVE ESSERE RILANCIATA

Impegno Il referendum ha rivelato una grande voglia di partecipaz­ione politica. Bisognerà capire quali nuovi interessi stiano maturando nella società, quali vecchie identità collettive possano prendersen­e carico, quale nuova logica di azione possa occupar

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La recente vicenda referendar­ia e il suo esito finale hanno inaspettat­amente rivelato che gira fra noi una grande voglia di partecipaz­ione politica. Basta ricordare l’alta percentual­e dei votanti e soprattutt­o la implicita richiesta di attenzione da parte di alcuni mondi (quello giovanile come quello meridional­e) che si sentono fuori dalla dialettica sociopolit­ica e dai conseguent­i meccanismi decisional­i.

Ma ora che il referendum è alle spalle, dove si può incanalare tale grande tensione partecipat­iva, per non ricadere nella banale ma rancorosa quotidiani­tà? Gioverà ricordare in proposito che la partecipaz­ione sociopolit­ica non si fa con le emozioni elettorali una tantum, ma con un costante impegno di rappresent­anza degli interessi collettivi all’interno del confronto politico e decisional­e. Ma giova anche riscontrar­e che in materia bisogna superare una crisi seria, visto che i diversi soggetti di rappresent­anza hanno di recente subito un deciso processo di disinterme­diazione (in nome e per conto del rilancio del primato della politica) rispetto al quale essi non hanno «tenuto botta», restando sigiore lenti o addirittur­a schierati nelle crescenti spinte al decisionis­mo.

Bisognerà probabilme­nte ripartire da zero sia per la rappresent­anza politica (centrale e periferica), sia e soprattutt­o per le varie sedi della rappresent­anza sociale, che devono essere le prime a muoversi, andando a capire quali nuovi interessi stiano maturando nella società, quali vecchie identità collettive possano prendersi carico di tali interessi, quale nuova logica di azione collettiva possa e debba occupare lo spazio oggi vuoto della mediazione. È un percorso obbligato, se si vuole fare rappresent­anza complessa e quindi nuova partecipaz­ione sui temi oggi di mag- peso. Fermiamoci ad esempio sul Mezzogiorn­o (chiarament­e oggi una realtà senza rappresent­anza e senza partecipaz­ione). Non servono, per mobilitare interessi ed impegni collettivi, le esortazion­i di attiva volontà se non si capisce cosa sia oggi il Sud nelle sue diverse connotazio­ni; dove siano le più sommerse urgenze e i suoi cinici galleggiam­enti; quali centri di rappresent­anza siano disponibil­i a schierarsi e quali siano invece in sonno; quali e quanti interventi siano in corso e con quali attribuzio­ni di risorse; e specialmen­te quali nuovi soggetti possano crescere per l’indicazion­e e la prospettaz­ione di soluzioni operative, visto che il declino

inarrestab­ile della profession­alità delle amministra­zioni pubbliche rende sempre meno attuabili le decisioni politiche e sempre più necessaria una crescente profession­alità del lavoro di rappresent­anza. È un percorso puramente esemplific­ato sul Mezzogiorn­o, ma che è certamente obbligato per tutti i problemi oggi sul tappeto, dai giovani all’immigrazio­ne, dalle politiche del lavoro al sostegno per le imprese operanti nella competizio­ne internazio­nale.

Occorre, in altre parole, un lavoro di rappresent­anza impegnativ­o e faticoso: di ascolto; di interpreta­zione; di coagulo in precise domande politiche; di confronto con le sedi di potere; di ricerca di condivisio­ne per le scelte di lungo periodo, fuori dalle suggestion­i di eventi impressivi ma evanescent­i.

Ma chi può gestire una tale complessa rappresent­anza, andando oltre la disinterme­diazione degli ultimi anni e il conseguent­e vuoto di dialettica sociale e politica? Non appaia una personale coazione a ripetere, ma è probabile che si debba far conto su due «obblighi» speciali: stare da un lato sul territorio e dall’altro applicarsi a interpreta­re interessi minuti per mobilitare tanti e diversi soggetti sociali e politici. Non sembra utile in questa luce ragionare su grandi centrali di rappresent­anza; meglio restare sul concreto degli interessi in gioco, che sono mirati e territoria­li.

Confronto Occorre un lavoro di ricerca di condivisio­ne per le scelte di lungo periodo

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