Gioie natalizie con il delicato Oratorio di Bach
«Esultate, gioite!», «Jauchzet, frohlocket!»: che Natale sarebbe senza il rullo dei timpani e il giubilo del coro, senza la tenerezza paterna dell’«Oratorio di Natale» di Bach, senza la sua terribile prefigurazione della Passione? Due illustri «Weihnachtsoratorium» hanno percorso l’Europa in questo Avvento: quello dei Freiburger con il Coro Rias (nella foto), udito a Lucerna, e quello diretto da Ton Koopman a Milano, per la «Società del Quartetto». Filologici entrambi, ma antologici (quattro, ovvero due Cantate su sei) e molto diversi.
Con un il suo tipico taglio, secco e asprigno anche nell’avvolgente sacralità della basilica di San Simpliciano, Koopman tratteggia un Bach fiammingo; ha trombe e oboi approssimativi, ma voci notevoli: Maarten Engeltjes accentua l’urgenza di «Bereite dich, Zion» («Preparati o Sion»); e se un veterano come Klaus Mertens potrebbe leggere meno burocraticamente «Grosser Herr», al suo fianco spicca un eccellente tenore, il giovane svevo Tilman Lichdi, che invece recita, sorridente e autentico, quanto agilissimo, poi, negli impervi vocalizzi.
A dare sacralità alla sala Kkl di Lucerna, bianca navata, sono la fusione argentea dei Freiburger e il favoloso Rias Kammerchor, che a ogni pagina offre un volto, una poesia diversa. Splende maestoso, vola. Sembra un’eco di angeli in «Er ist auf Erden kommen arm»; attonito, come in ginocchio, rende il sol maggiore di «Ich stehe an deiner Krippen hier» (Sto qui davanti alla tua mangiatoia) un unico sussurro. Pianissimo, Gesù Bambino sta dormendo...