Corriere della Sera

Repesa ha in mano la squadra? Ricominci a vincere in fretta

- Di Roberto De Ponti Flavio Vanetti

Dice bene Jasmin Repesa quando dichiara «è inutile indicare un colpevole». Perché dovrebbe indicarsi da solo. L’Olimpia Milano non è in crisi nera, di più: è una squadra (squadra?) che dopo aver cancellato ogni velleità in Eurolega con 7 sconfitte di fila, rischia di contagiars­i con il virus europeo anche in Italia, dove ha perso nelle due ultime trasferte, dove ha preso 36 punti in un quarto contro Reggio Emilia costretta a schierare per 17 minuti Stautins, classe ’98, e per 20 Bonacini, ’99, e alzi la mano chi già li conosceva. A oggi, l’EA7 è in grave crisi d’identità. Magari stasera l’Olimpia tornerà a vincere facile con lo Traballant­e Jasmin Repesa, 55 anni, coach dell’Olimpia (Ipp) Zalgiris, e se dovesse andare ancora male c’è pronto Cerella, in campo 17 minuti contro il Panathinai­kos per arginare i fischi dei tifosi e tenuto in panchina per 40 nelle due trasferte successive, ma la sensazione forte è che i giocatori vadano — a passo d’uomo — da una parte e l’allenatore dall’altra. Una squadra sulle ginocchia: non è un segreto che allenatore e preparator­e non si siano trovati d’accordo sui carichi di lavoro e che, come è giusto, l’ultima parola sia spettata il tecnico. Con i risultati di cui sopra. Dice: e i giocatori? Responsabi­li pure loro, è evidente, non si capisce però dove finisca la cattiva volontà (come può Raduljica essere così irritante dopo aver disputato una grande Olimpiade 4 mesi fa?) e dove cominci la cattiva gestione. Repesa ha

voluto Dragic, una delle più grosse (e più costose) incognite, così come lo fu lo scorso anno lo Stanko Barac, strapagato prima e tagliato poi. Tradito anche dai suoi pretoriani? Se Repesa ha in mano la squadra, come dice, allora ricominci a vincere alla svelta, o almeno a perdere con decoro e dignità, visto che dopo lo Zalgiris le prossime sfide europee saranno le trasferte con Fenerbahçe e Cska. Se non ce l’ha, si dimetta come nel suo stile, a Roma l’aveva fatto per molto meno. È verosimile che la società respinga le dimissioni, facendo quadrato intorno al coach e ai giocatori come ha fatto finora. Il problema, però, per chi ha ancora 2 anni di ricco contratto, è semplice: e se invece le accettasse­ro?

«La crisi c’è per tutti, mi fa specie che si parli solo del basket. Ma il basket ha una Barilla per la Nazionale e, da qualche giorno, Poste-Mobile in serie A. Armani è poi il nostro colosso, prima o poi vincerà pure in Europa».

Ha confermato Ettore Messina, anche se dopo l’Europeo forse sceglierà solo l’Nba: non sarebbe una cesura in un piano quadrienna­le?

«No: Messina detterebbe comunque la linea. Ed era giusto dare a Ettore una chance di rivincita».

Pino Sacripanti, eventualme­nte, sarebbe il successore?

«Non posso dirlo, ma non a caso è stato scelto come vice. Vi assicuro, comunque, che tanti allenatori si sono proposti».

E chi dopo Petrucci?

«Ho delle idee, ma spero che la gente del basket si faccia avanti. Sarà un esponente del nostro mondo, non un esterno. A meno che dall’esterno spunti un Einstein che oggi non c’è».

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