Repesa ha in mano la squadra? Ricominci a vincere in fretta
Dice bene Jasmin Repesa quando dichiara «è inutile indicare un colpevole». Perché dovrebbe indicarsi da solo. L’Olimpia Milano non è in crisi nera, di più: è una squadra (squadra?) che dopo aver cancellato ogni velleità in Eurolega con 7 sconfitte di fila, rischia di contagiarsi con il virus europeo anche in Italia, dove ha perso nelle due ultime trasferte, dove ha preso 36 punti in un quarto contro Reggio Emilia costretta a schierare per 17 minuti Stautins, classe ’98, e per 20 Bonacini, ’99, e alzi la mano chi già li conosceva. A oggi, l’EA7 è in grave crisi d’identità. Magari stasera l’Olimpia tornerà a vincere facile con lo Traballante Jasmin Repesa, 55 anni, coach dell’Olimpia (Ipp) Zalgiris, e se dovesse andare ancora male c’è pronto Cerella, in campo 17 minuti contro il Panathinaikos per arginare i fischi dei tifosi e tenuto in panchina per 40 nelle due trasferte successive, ma la sensazione forte è che i giocatori vadano — a passo d’uomo — da una parte e l’allenatore dall’altra. Una squadra sulle ginocchia: non è un segreto che allenatore e preparatore non si siano trovati d’accordo sui carichi di lavoro e che, come è giusto, l’ultima parola sia spettata il tecnico. Con i risultati di cui sopra. Dice: e i giocatori? Responsabili pure loro, è evidente, non si capisce però dove finisca la cattiva volontà (come può Raduljica essere così irritante dopo aver disputato una grande Olimpiade 4 mesi fa?) e dove cominci la cattiva gestione. Repesa ha
voluto Dragic, una delle più grosse (e più costose) incognite, così come lo fu lo scorso anno lo Stanko Barac, strapagato prima e tagliato poi. Tradito anche dai suoi pretoriani? Se Repesa ha in mano la squadra, come dice, allora ricominci a vincere alla svelta, o almeno a perdere con decoro e dignità, visto che dopo lo Zalgiris le prossime sfide europee saranno le trasferte con Fenerbahçe e Cska. Se non ce l’ha, si dimetta come nel suo stile, a Roma l’aveva fatto per molto meno. È verosimile che la società respinga le dimissioni, facendo quadrato intorno al coach e ai giocatori come ha fatto finora. Il problema, però, per chi ha ancora 2 anni di ricco contratto, è semplice: e se invece le accettassero?
«La crisi c’è per tutti, mi fa specie che si parli solo del basket. Ma il basket ha una Barilla per la Nazionale e, da qualche giorno, Poste-Mobile in serie A. Armani è poi il nostro colosso, prima o poi vincerà pure in Europa».
Ha confermato Ettore Messina, anche se dopo l’Europeo forse sceglierà solo l’Nba: non sarebbe una cesura in un piano quadriennale?
«No: Messina detterebbe comunque la linea. Ed era giusto dare a Ettore una chance di rivincita».
Pino Sacripanti, eventualmente, sarebbe il successore?
«Non posso dirlo, ma non a caso è stato scelto come vice. Vi assicuro, comunque, che tanti allenatori si sono proposti».
E chi dopo Petrucci?
«Ho delle idee, ma spero che la gente del basket si faccia avanti. Sarà un esponente del nostro mondo, non un esterno. A meno che dall’esterno spunti un Einstein che oggi non c’è».