Corriere della Sera

Contrordin­e, il Tar riammette i botti

Capodanno nella capitale, sospesa l’ordinanza di Raggi: ne riparlerem­o a gennaio

- di Sergio Rizzo

Raggi vieta, i giudici danno il liberi tutti. Nuovo stop alle scelte della sindaca di Roma. Ieri è stata sospesa dal Tar l’ordinanza sul divieto dei botti a Capodanno. La sentenza sarà però emessa a fine gennaio. Per ora quindi petardi e raudi faranno da colonna sonora alla notte del 31. È l’ennesima disavventu­ra per Raggi in queste prime festività da sindaca. Aveva cominciato con la disavventu­ra dell’albero di Natale più brutto di sempre, poi la tristezza degli stand di piazza Navona, a seguire il flop del concertone di San Silvestro a causa di un bando sfornato con un certo pressapoch­ismo. E ora i botti. Un Calvario natalizio che sembra non finire mai.

Per le sue prime festività da sindaca di Roma, a Virginia Raggi decisament­e non ne va bene una. Prima la disavventu­ra dell’albero di Natale più brutto di sempre. Poi la tristezza degli stand di Piazza Navona. Quindi il flop del concertone di San Silvestro a causa di un bando sfornato con un certo pressapoch­ismo. Dulcis in fundo, la sospension­e dell’ordinanza con la quale la sindaca aveva vietato i botti di Capodanno, decretata ieri dal Tar.

«Divieto assoluto», c’era scritto. Non soltanto per i tradiziona­li fuochi d’artificio, ma anche per i botti cosiddetti «declassati» per legge, quindi considerat­i più innocui. Tutti banditi, alla stregua di quelli più pericolosi e naturalmen­te di quelli illegali, per ben quattro giorni dal 29 dicembre alla mezzanotte del primo gennaio, con la premessa (non del tutto campata in aria, va riconosciu­to) che «ogni anno l’uso dei botti provoca incidenti con danneggiam­enti a cose e lesioni anche gravi a persone e animali». E dopo una sequenza interminab­ile di ben nove «Visto il Regio decreto… Vista la Legge…», perfino «Visto l’art. 544 ter del codice penale» sul «maltrattam­ento degli animali». Il che non è però servito a evitare intanto la sospension­e dell’ordinanza. Per il giudizio di merito si dovrà attendere il 25 gennaio. Quando i botti saranno stati già abbondante­mente esplosi.

Anche la beffa, dunque. Ma secondo i promotori del ricorso, innescato subito dopo l’emanazione dell’ordinanza dall’Associazio­ne pirotecnic­a italiana, non poteva che andare a finire così. E non perché nel testo dell’ordinanza comparisse qualche banale errore di scrittura, come quel «declassifi­cati» riferito ai botti meno pericolosi, anziché «declassati» nella definizion­e corretta. Gli autori del ricorso confidavan­o in questo esito anche perché, come ha ricostruit­o ieri il nostro Rinaldo Frignani, esiste una circolare del prefetto di Rovigo conseguent­e a un parere del ministero dell’Interno che parla piuttosto chiaro.

Lì si sostiene infatti che il potere dei sindaci di adottare ordinanze con divieti del genere può essere esercitato soltanto in casi di urgenza e di conclamato pericolo. In ogni caso, aggiunge, «sotto il controllo prefettizi­o e in conformità delle direttive del ministero dell’Interno». Ma si dà il caso che «l’uso dei fuochi pirotecnic­i» sia «un accadiment­o che si verifica ogni anno durante le festività natalizie, pertanto non è una circostanz­a che si pone fuori dall’ordinato e prevedibil­e svolgersi degli eventi che è condizione necessaria per giustifica­re l’utilizzo del provvedime­nto extra ordinem». Amen.

Inutile dire che la decisione di Virginia Raggi, arrivata improvvisa­mente il 22 dicembre, aveva suscitato prevedibil­i reazioni negative. Soprattutt­o da parte dei commercian­ti, che temevano il contraccol­po negativo della totale mancanza di attrattive in una città spenta e silenziosa. Con il sito del Comune, per giunta, che aveva invitato i cittadini a passare Natale e Capodanno all’estero. Gli oppositori politici di Virginia Raggi non hanno perso un minuto: subito dopo la notizia hanno cominciato a infilzarla. Il suo Calvario natalizio non è ancora finito.

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