Corriere della Sera

Brexit, cosa fanno gli italiani?

Ottenere la cittadinan­za del Regno Unito si sta rivelando difficile, senza non si può restare. I dilemmi e le scelte dei connaziona­li

- Paola De Carolis

A sei mesi dal referendum, la Brexit rimane un punto interrogat­ivo, non solo per Londra, ma anche per i residenti europei nel Paese. La Corte suprema si esprimerà tra pochi giorni sull’iter legale — può l’esecutivo invocare l’articolo 50 e dare inizio ai negoziati senza un voto in Parlamento? — ma tra coloro che in Gran Bretagna hanno costruito una vita, pur mantenendo la nazionalit­à di nascita, la mancanza di certezze è fonte di stress. Monique Hawkins, che risiede in Gran Bretagna dal 1992 e ha una laurea, un marito e due figli inglesi, si è appena vista negare la cittadinan­za britannica. Assieme al no, ha ricevuto dal ministero degli Interni una lettera che la invitava a prepararsi a trasferirs­i altrove. Sembra che si sia trattato di una svista burocratic­a, apparentem­ente dovuta al fatto che Monique ha inviato al ministero non il passaporto olandese bensì una fotocopia, eppure il suo è un caso che come minimo indica come il diritto di rimanere in Gran Bretagna non sia scontato.

Sono 3,2 milioni i cittadini Ue che abitano nel Paese, il 5% della popolazion­e. I polacchi, con circa 850.000 residenti, sono la prima nazionalit­à. Seguono irlandesi e spagnoli. Gli italiani, con 290.000 iscritti all’Aire, di cui 270 mila in Inghilterr­a e Galles, sono al quarto posto assieme ai francesi. Stando alle cifre dell’Osservator­io sulle migrazioni dell’Università di Oxford, il contributo degli europei all’economia del Paese è positivo: 2,3 milioni di cittadini lavorano, il 41% arriva perché è già stato assunto, il 31% cerca lavoro, il 13% si trasferisc­e in Gran Bretagna per studiare.

Una mozione della Camera dei Comuni, passata a luglio con 245 voti a favore e due contro, sottolinea la volontà del Parlamento di mantenere i diritti dei cittadini europei stabilitis­i in Gran Bretagna, ma una mozione non è legge e l’impression­e è che la premier Theresa May sia disposta a usare gli espatriati come pedina nelle trattative. Nonostante le molte domande in proposito non ha voluto per ora garantire nulla. Se le ripercussi­oni economiche della Brexit sono al momento ancora poche, l’uscita dall’Ue innescherà un periodo di instabilit­à che potrebbe durare sino al 2030 con un calo della crescita a e un abbassamen­to della qualità di vita mentre, secondo Migration Watch, una Brexit soft, ovvero una versione che mantenga l’appartenen­za al Mercato unico, non avrà alcun effetto sull’immigrazio­ne, che rimarrà ai livelli attuali.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy