Il calciatore: «Correvo sui corpi di chi cadeva»
Sefa Boydas, 21 anni, calciatore del Beylerbeyi SK, racconta l’incubo: «La mia fidanzata aveva i tacchi alti, l’ho sollevata di peso e me la sono caricata sulle spalle». E poi via, camminando sopra i corpi di chi cadeva.
Era entrato nel locale da una decina di minuti appena quando sono partiti i colpi di pistola. «Ci stavamo sedendo al nostro tavolo e all’improvviso, vicino all’ingresso, si è alzata una nuvola di polvere e di fumo. Poi abbiamo sentito distintamente gli spari». L’incubo di Sefa Boydas, calciatore ventunenne del Beylerbeyi SK, squadra minore di Istanbul, è cominciato così.
Subito dopo è stato il caos. «Dicono che sono morte 35-40 persone ma devono per forza essere molte di più. La gente ha iniziato a scappare da tutte le parti, calpestando chi cadeva a terra. Molti devono aver perso la vita così...», ha raccontato il centrocampista.
Il panico tra le centinaia di persone riunite al nightclub Reina per festeggiare il Capodanno è stato immediato e totale. Molte ragazze intorno a Boydas sono svenute per lo shock. Prima ancora di rendersi conto di cosa stava succedendo, ha detto il calciatore di serie C alle agenzie di stampa, l’istinto lo ha spinto a correre via, il più in fretta possibile. «La mia fidanzata aveva i tacchi alti così l’ho sollevata di peso e me la sono caricata sulle spalle». E poi via, camminando sopra i corpi di chi cadeva a terra, pensando solo a raggiungere la salvezza, oltre la porta, sempre più lontano. «Alcuni sono saltati nelle acque del Bosforo per mettersi al sicuro», dice il testimone.
Boydas, che per il suo profilo Facebook ha scelto una foto con l’allenatore Roberto Mancini, si sente un sopravvissuto: «Non so come sono riuscito a scappare, sono davvero sconvolto». Qualche testimone ha detto di aver sentito urlare «Allah Akbar», ma per Sefa l’orrore aveva una voce indistinta. «Le grida della folla erano cento volte più forti di qualsiasi urlo dei terroristi — ha detto il giocatore —. Non ho visto chi sparava, sentivo gli spari e vedevo la gente in fuga. Ma la polizia si è mossa in fretta».
Non era la prima volta che il giovane centrocampista andava al nightclub «Reina» sulle rive del Bosforo, una discoteca molto in voga fra i calciatori turchi, accompagnati dal consueto codazzo di starlettes della tv. Non a caso, tra i primi messaggi di cordoglio, ieri è arrivato il tweet del Galatasaray, squadra storica di Istanbul, che ha condannato «l’odioso attacco terrorista». Solo pochi giorni fa, il 10 dicembre, due bombe (rivendicate da terroristi curdi) sono esplose davanti allo stadio del Besiktas, altro team cittadino, uccidendo 44 persone.
La mia ragazza aveva i tacchi alti, l’ho presa in spalle e via