Berlusconi e le larghe intese
Il leader punta al proporzionale con sbarramento. Poi possibile un asse con Renzi
Silvio Berlusconi ha una certezza: molto difficilmente si voterà «prima dell’autunno». E una convinzione: l’Italia è destinata nel prossimo futuro a diventare «come la Germania», un Paese con un sistema politico basato su una grande coalizione che veda come perni centrali «il Pd e Forza Italia».
Sono questi i punti fermi dei ragionamenti del leader azzurro, tornato «completamente in pista» ad Arcore, dove ha passato le festività e dove agli amici fidati ha raccontato le sue sensazioni su quello che succederà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma ha anche confidato le sue intenzioni su dove condurre il proprio partito.
«Davvero pensavo di allontanarmi dalla politica, ma non posso farlo. Sento la responsabilità di continuare perché in giro non vedo leader», assicura ai suoi interlocutori. Che sono a tutti i livelli, e che lo portano a pensare che il capo dello Stato non sia dell’idea di sciogliere le Camere prima di settembre. E questo per due ordini di motivi. Il primo, secondo Berlusconi, è oggettivo: nel Pd ci sono «molte divisioni» e la voglia di Renzi di andare a votare presto non è condivisa da molti. Nemmeno il M5S «è così compatto», e se dal Parlamento non emerge una chiara volontà di andare alle urne, sarà difficile sciogliere le Camere.
C’è poi un motivo pratico: per avere un governo che presieda nella pienezza dei poteri il G7 di maggio a Taormina, come lo stesso Mattarella auspica, è impossibile andare alle urne in estate. In ogni caso, per Berlusconi non c’è fretta di votare, tanto più se sono veri i sondaggi che vedono un ipotetico blocco di forze estreme — M5S, Lega e FdI —, battere in percentuale un aggregato formato da Pd, FI e Ncd.
Meglio far decantare la situazione e mettere in sicurezza la legge elettorale. Che il leader azzurro pretende sia la più proporzionale possibile: «In un sistema tripolare — ripete — non avrebbe senso attribuire alcun premio di maggioranza, perché il vincitore avrebbe un vantaggio troppo grande». Molto meglio fotografare il reale valore delle forze in campo, senza costringere le singole forze ad intese spurie. Berlusconi infatti pensa che un’alleanza con Salvini sia strada impervia da percorrere: quando ne parla in privato, lo definisce un personaggio «impossibile», con cui è difficile trattare ed accordarsi.
Ecco perché si deve andare ad una legge proporzionale, che peraltro — spera l’ex pre- mier — la stessa Consulta potrebbe facilitare. Non sono pochi infatti gli esperti che prevedono che la Corte, dovendo correggere l’Italicum con una sentenza che permetta una legge «autoapplicativa» (ovvero che permetta di andare al voto in qualsiasi momento, anche senza modifiche), finirà per adeguarla al sistema del Senato, che sempre per la precedente sentenza sul Porcellum è oggi un sistema totalmente proporzionale con sbarramento all’8% su base regionale.
È possibile insomma che a febbraio la Consulta consegni al Parlamento una legge proporzionale con sbarramento, senza doppio turno o premio di maggioranza, e poi starà ai partiti provvedere alle messe a punto. E per FI il sistema migliore — ne parlano ormai pubblicamente e privatamente esponenti di spicco come Romani — potrebbe essere proprio quello tedesco, un proporzionale con sbarramento al 5%. E allora non è un caso che Berlusconi per immaginare l’Italia del domani guardi proprio alla Germania, Paese dove per tre volte la Merkel ha dovuto allearsi con i due grandi partiti rivali, una con i liberali e due con i socialdemocratici: «Qui — dice in questi giorni il premier — vedo come soluzione un patto tra Pd e FI», con i centristi a rimpolpare una maggioranza non facile da raggiungere.
Sarebbe Renzi a fare la Merkel? Berlusconi lo considera «un gradevole comunicatore, è bravo in questo», che però «ha lasciato un cumulo dei macerie dietro di sé: la riforma costituzionale e della Pubblica amministrazione, il Jobs act, la
Buona scuola, sono stati tutti fallimenti», ripete. A Renzi servirebbe «saggezza ed esperienza...». Un Berlusconi accanto, insomma.
D’altronde, lui ne è sicuro: «Da Strasburgo arriveranno presto le sentenze che mi assolveranno sia sulla questione della legge Severino che nel merito del processo per frode fiscale». Certo, serve ancora un po’ di tempo. E se ad occuparlo fosse per un po’ ancora un governo Gentiloni — del quale Berlusconi ha apprezzato modi e stile — a lui non spiacerebbe affatto.