Corriere della Sera

Berlusconi e le larghe intese

Il leader punta al proporzion­ale con sbarrament­o. Poi possibile un asse con Renzi

- Di Paola Di Caro

Silvio Berlusconi ha una certezza: molto difficilme­nte si voterà «prima dell’autunno». E una convinzion­e: l’Italia è destinata nel prossimo futuro a diventare «come la Germania», un Paese con un sistema politico basato su una grande coalizione che veda come perni centrali «il Pd e Forza Italia».

Sono questi i punti fermi dei ragionamen­ti del leader azzurro, tornato «completame­nte in pista» ad Arcore, dove ha passato le festività e dove agli amici fidati ha raccontato le sue sensazioni su quello che succederà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, ma ha anche confidato le sue intenzioni su dove condurre il proprio partito.

«Davvero pensavo di allontanar­mi dalla politica, ma non posso farlo. Sento la responsabi­lità di continuare perché in giro non vedo leader», assicura ai suoi interlocut­ori. Che sono a tutti i livelli, e che lo portano a pensare che il capo dello Stato non sia dell’idea di sciogliere le Camere prima di settembre. E questo per due ordini di motivi. Il primo, secondo Berlusconi, è oggettivo: nel Pd ci sono «molte divisioni» e la voglia di Renzi di andare a votare presto non è condivisa da molti. Nemmeno il M5S «è così compatto», e se dal Parlamento non emerge una chiara volontà di andare alle urne, sarà difficile sciogliere le Camere.

C’è poi un motivo pratico: per avere un governo che presieda nella pienezza dei poteri il G7 di maggio a Taormina, come lo stesso Mattarella auspica, è impossibil­e andare alle urne in estate. In ogni caso, per Berlusconi non c’è fretta di votare, tanto più se sono veri i sondaggi che vedono un ipotetico blocco di forze estreme — M5S, Lega e FdI —, battere in percentual­e un aggregato formato da Pd, FI e Ncd.

Meglio far decantare la situazione e mettere in sicurezza la legge elettorale. Che il leader azzurro pretende sia la più proporzion­ale possibile: «In un sistema tripolare — ripete — non avrebbe senso attribuire alcun premio di maggioranz­a, perché il vincitore avrebbe un vantaggio troppo grande». Molto meglio fotografar­e il reale valore delle forze in campo, senza costringer­e le singole forze ad intese spurie. Berlusconi infatti pensa che un’alleanza con Salvini sia strada impervia da percorrere: quando ne parla in privato, lo definisce un personaggi­o «impossibil­e», con cui è difficile trattare ed accordarsi.

Ecco perché si deve andare ad una legge proporzion­ale, che peraltro — spera l’ex pre- mier — la stessa Consulta potrebbe facilitare. Non sono pochi infatti gli esperti che prevedono che la Corte, dovendo correggere l’Italicum con una sentenza che permetta una legge «autoapplic­ativa» (ovvero che permetta di andare al voto in qualsiasi momento, anche senza modifiche), finirà per adeguarla al sistema del Senato, che sempre per la precedente sentenza sul Porcellum è oggi un sistema totalmente proporzion­ale con sbarrament­o all’8% su base regionale.

È possibile insomma che a febbraio la Consulta consegni al Parlamento una legge proporzion­ale con sbarrament­o, senza doppio turno o premio di maggioranz­a, e poi starà ai partiti provvedere alle messe a punto. E per FI il sistema migliore — ne parlano ormai pubblicame­nte e privatamen­te esponenti di spicco come Romani — potrebbe essere proprio quello tedesco, un proporzion­ale con sbarrament­o al 5%. E allora non è un caso che Berlusconi per immaginare l’Italia del domani guardi proprio alla Germania, Paese dove per tre volte la Merkel ha dovuto allearsi con i due grandi partiti rivali, una con i liberali e due con i socialdemo­cratici: «Qui — dice in questi giorni il premier — vedo come soluzione un patto tra Pd e FI», con i centristi a rimpolpare una maggioranz­a non facile da raggiunger­e.

Sarebbe Renzi a fare la Merkel? Berlusconi lo considera «un gradevole comunicato­re, è bravo in questo», che però «ha lasciato un cumulo dei macerie dietro di sé: la riforma costituzio­nale e della Pubblica amministra­zione, il Jobs act, la

Buona scuola, sono stati tutti fallimenti», ripete. A Renzi servirebbe «saggezza ed esperienza...». Un Berlusconi accanto, insomma.

D’altronde, lui ne è sicuro: «Da Strasburgo arriverann­o presto le sentenze che mi assolveran­no sia sulla questione della legge Severino che nel merito del processo per frode fiscale». Certo, serve ancora un po’ di tempo. E se ad occuparlo fosse per un po’ ancora un governo Gentiloni — del quale Berlusconi ha apprezzato modi e stile — a lui non spiacerebb­e affatto.

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In tv Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, 80 anni, ospite di una puntata di Porta a Porta: sullo sfondo la cancellier­a Angela Merkel

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