Corriere della Sera

«Un colpo che rafforza chi ci vuole islamizzar­e Così si torna al passato»

- Marta Serafini @martaseraf­ini

«La Siria è lo specchio della Turchia. E questo attacco conferma quanto i destini dei Paesi siano legati. Ma soprattutt­o mostra quanto sia spregiudic­ata la politica estera di Erdogan».

Burhan Sönmez, scrittore turco e autore di Istanbul Istanbul (edizioni Nottetempo) in questi ultimi tre anni ha visto cambiare la sua città e ha vissuto sulla sua pelle la censura del Sultano. Dopo aver preso parte alle rivolte di piazza Taksim, oggi vive tra Cambridge e Istanbul. «Nelle ultime due settimane i leader politici dell’Akp (il partito per la Giustizia e lo Sviluppo ndr) non hanno fatto altro che attaccare chi ha festeggiat­o il Natale o il Capodanno. Ora, quest’ultimo attentato non fa altro che rafforzare gli obiettivi di chi vuole islamizzar­e la società», sottolinea al Corriere. Erdogan ha deciso di intervenir­e in Siria e sembra aver cambiato atteggiame­nto nei confronti di Putin. Anche questa inversione contribuis­ce ad alimentare le tensioni? «Assolutame­nte. Erdogan è un uomo pragmatico. Ma non è una novità. Era molto amico di Assad, ma oggi ha smesso di farsi fotografar­e con lui. Sosteneva Gheddafi ma poi lo ha abbandonat­o. Era anti-israeliano, poi ha raggiunto una tregua con Tel Aviv nonostante la questione palestines­e. Dava sostegno ai miliziani islamisti di Aleppo e poi li ha abbandonat­i su richiesta di Putin con cui era ai ferri corti non meno di un anno fa. Il suo segreto è che non sai mai quale sarà la sua posizione tra pochi mesi».

Dopo ogni attacco il governo dichiara che Isis e il terrorismo curdo sono la stessa cosa. Ma è evidente come la questione curda abbia un altro peso per Ankara...

«Trovare una soluzione pacifica al conflitto curdo è la prima mossa se vogliamo avere una Turchia pacifica e stabile. Il secondo passo è la fine della guerra in Siria. Il governo trae beneficio dalle divisioni settarie perché così riesce a fare leva sulla maggioranz­a sunnita del Paese. E lo fa grazie ai proclami conservato­ri e nazionalis­ti. È un corto circuito che va riparato».

Nel suo libro descrive una Istanbul sotterrane­a, fatta di celle e di oppression­e. È una città molto diversa da quella in cui stavano festeggian­do le vittime dell’attacco?

«La Turchia sta tornando al passato. Abbiamo avuto periodi di oppression­e negli anni 80 e 90. Mentre scrivevo il libro pensavo a quella fase, non credevo che saremmo ripiombati in quel baratro».

Le purghe e gli arresti non si sono mai fermati dal tentato colpo di Stato di luglio. Cambierà qualcosa dopo questo attacco?

«Io non credo, l’obiettivo di Erdogan non è certo una società inclusiva delle differenze o delle minoranze. Ma non è solo un problema politico. Quando l’Akp è andato al potere nel 2002 l’1 per cento della popolazion­e deteneva il 36 per cento della ricchezza. Dopo quindici anni di governo lo stesso uno per cento possiede oltre la metà. Ecco perché difficilme­nte le cose migliorera­nno».

Le autorità hanno attaccato chi ha celebrato il Natale e il Capodanno Il nostro destino è legato alla Siria La politica estera di Erdogan è spregiudic­ata

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Prima Il conto alla rovescia per la mezzanotte al Reina, prima dell’attacco
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Burhan Sönmez Scrittore turco, 51 anni, autore del libro (Nottetempo) Istanbul Istanbul
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