«Non si vede più la luce Il governo è impotente e nulla ci viene spiegato»
«DAvvicinarsi a Putin ha fatto della Turchia un obiettivo dei jihadisti Il possibile ingresso di Ankara nella Ue non esiste più. E sulla Nato sarà costretta a scegliere
a un punto di vista sociologico questo attacco è più devastante degli altri perché è arrivato mentre la gente provava a ripartire con un anno nuovo. Ora è crollata ogni possibilità di vedere la luce alla fine del tunnel». Non è affatto ottimista Cengiz Aktar, professore di Scienze politiche, un passato nelle Nazioni Unite e nell’Unione Europea. «Il problema — dice al Corriere — è che la gente sembra ormai rassegnata a questo nuovo clima. Ormai siamo un Paese del Medio Oriente. Non si ha il tempo di piangere i morti che ne arrivano di nuovi».
Il governo promette ogni volta che il terrorismo verrà sconfitto ma gli attentati continuano. Sbaglia strategia?
«Le autorità sembrano assolutamente impotenti e non si prendono nessuna responsabilità. Il governo tiene la popolazione all’oscuro di tutto. L’Akp impedisce di istituire una Commissione di inchiesta in Parlamento. Così di molti attentati non sappiamo nulla, come quello di Suruc nel 2015».
Questa volta l’obiettivo è stato una discoteca in cui si brindava al nuovo anno, una festa già messa sotto accusa dal direttore degli Affari Religiosi Mehmet Görmez. È un caso?
«È vero che c’era molta tensione intorno alle celebrazioni perché il direttore della Diyanet, un organismo religioso molto vicino al governo, aveva dichiarato illegittimi i festeggiamenti per il 2017 nel sermone del venerdì che raggiunge 80 mila moschee in tutta la Turchia».
Il premier Yildirim ha detto che nessun Paese è al sicuro dal terrorismo e che non si può applicare una misura diversa a seconda di chi è colpito. A cosa alludeva?
«È chiaro che tutti siamo vulnerabili ma qui c’è il problema di un gruppo dirigente che diventa meno credibile di giorno in giorno. Ai proclami dopo ogni attentato non seguono i fatti e noi cittadini viviamo in un black out costante».
Quanto ha influito la politica estera di Erdogan?
«Sicuramente un effetto lo ha avuto il cambio di politica in Siria quando Erdogan si è avvicinato a Putin e ha smesso di appoggiare i jihadisti. Questo ha fatto della Turchia un obiettivo potenziale dei jihadisti siriani».
La Turchia è in stato di emergenza dal fallito colpo di Stato del 15 luglio scorso e questo porta a un deterioramento costante del rispetto dei diritti umani. Ci sarà un momento in cui le purghe finiranno?
«Non credo, è l’unico modo per Erdogan di assicurarsi la presidenza a vita. Questo è uno dei peggiori governi al mondo per quanto riguarda la libertà di espressione e di stampa. Qui non si può più parlare di diritti umani».
Come vede le relazioni della Turchia con la Nato, gli Usa e la Ue nel 2017?
Il possibile ingresso di Ankara nella Ue non esiste più. Per quanto riguarda la Nato penso che se la Turchia continuerà ad avvicinarsi alla Russia sarà costretta a scegliere».