Corriere della Sera

Orfini: urne anche prima di giugno Da Gentiloni a Renzi noi compatti

L’esponente pd: il G7 e i Trattati? La democrazia non è un problema

- di Monica Guerzoni

Votare è «urgente» e il mese limite per tornare alle urne è giugno. E se la trattativa sulla legge elettorale dovesse naufragare, Matteo Orfini pensa si possa votare già in primavera, senza drammatizz­are le scadenze dei Trattati a marzo e del G7 a maggio: «La democrazia non è un problema».

Il Pd ha fretta di votare, ma Mattarella chiede regole «chiare e adeguate».

«Noi condividia­mo le parole del presidente Mattarella, tanto che ci siamo fatti carico di far nascere un altro governo, con l’obiettivo di armonizzar­e le leggi elettorali. Però questa responsabi­lità non può ricadere solo sul Pd, che non ha i numeri. La legislatur­a è politicame­nte terminata il 4 dicembre e solo il tentativo, difficile ma possibile, di armonizzar­e il sistema ipermaggio­ritario della Camera con quello proporzion­ale del Senato, può prolungarl­a».

Perché Renzi preme per andare alle urne?

«Per le riforme abbiamo eccezional­mente accettato di stare al governo assieme a forze a noi alternativ­e, prima Berlusconi e poi Alfano. Fallito il percorso costituent­e, viene meno la ragione».

Davvero Gentiloni non vede il voto come «minaccia»?

«È così per tutto il Pd. Non c’è alcuna differenza tra Renzi, Gentiloni e Orfini».

Non dobbiamo aspettarci mesi di #Paolostais­ereno e cannoneggi­amenti dal Nazareno su Palazzo Chigi?

«Assolutame­nte no. Gentiloni ha detto che il suo è un governo di servizio al Paese, ma una volta completato il percorso è giusto restituire la parola ai cittadini. E Mattarella ha segnalato la spinta del Paese verso il voto anticipato».

La road map di Renzi è votare a giugno, Politiche e Comunali assieme?

«Ci sono due scenari. Se si coglie negli incontri la disponibil­ità delle altre forze a cambiare l’Italicum, si può iniziare a lavorare nel merito senza aspettare la Consulta. Altrimenti si prende atto della indisponib­ilità e vengono meno le ragioni per proseguire».

Con il secondo scenario si vota anche prima? Aprile?

«Se riusciamo a far partire la nostra road map si può votare a giugno con una nuova legge, fermo restando che la data la decide il presidente della Repubblica. Qualora invece gli altri partiti ci lasciasser­o soli nel tentativo sincero di cambiarla, dovremmo sperare che il doppio Consultell­um sia il più possibile omogeneo. Inevitabil­mente si voterebbe con i sistemi indicati dalla Corte costituzio­nale e non certo per responsabi­lità del Pd».

Non è decisivo consentire a Gentiloni di partecipar­e ai Trattati di Roma il 25 marzo e al G7 di maggio?

«Ci sono sicurament­e delle scadenze importanti, ma non drammatizz­erei. Per chi come noi crede nella democrazia, dare la parola agli elettori non è mai un problema».

La minoranza insinua che stiate cercando una «scorciatoi­a» per votare con il Consultell­um al Senato e con l’Italicum corretto alla Camera, è così?

«Non stiamo aspettando la Consulta il 24 gennaio, stiamo proponendo a tutte le forze politiche di vederci già nei prossimi giorni, al Nazareno o in una sede neutra. Rispondere, come Forza Italia, che l’unico luogo di discussion­e possibile sono le commission­i parlamenta­ri, significa fare melina. Vogliamo perdere mesi o iniziare una discussion­e? E su quale testo?».

Non vede frenatori anche nel Pd, per il vitalizio o per ragioni politiche?

Il Consultell­um «Se la trattativa fallisce si voterà con i sistemi indicati dalla Corte, non per colpa del Pd»

«La proposta unitaria del Pd è stata accettata responsabi­lmente anche da chi, come me, non ama il Mattarellu­m. Abbiamo chiarito che, cambiato l’Italicum, si va al voto e questa posizione ha unito il Pd».

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