Bomba per CasaPound Un poliziotto artificiere perde l’occhio e la mano
Firenze, l’ordigno davanti alla libreria di estrema destra
Davanti ai colleghi, mentre il dolore è ancora devastante, Mario Vece, 39 anni, sovrintendente di polizia, artificiere, origini campane, residente ad Altopascio (Lucca), una moglie e due figlie poco più che bambine, cerca persino di abbozzare un sorriso. «Ho fatto il mio dovere, sono i rischi del mestiere, ma spero tanto di tornare a fare il poliziotto», dice mentre qualche uomo in divisa un po’ si commuove e medici e infermieri stanno preparando la sala operatoria per il primo intervento chirurgico. La bomba, esplosa all’alba di ieri mattina, gli ha spappolato la mano sinistra che più tardi sarà amputata e devastato l’occhio destro, dal quale molto difficilmente tornerà a vedere. Ma questo «servitore dello Stato» non si arrende, mentre i colleghi gli promettono che prenderanno i responsabili e su Facebook gli amici del club dei motociclistici (Vece è innamorato delle due ruote) gli dicono di tenere duro.
Poche ore prima, l’artificiere («esperienza da vendere, grande professionalità») aveva brindato in questura al 2017 durante un momento di riposo. «Avevamo incrociato i calici — ricorda il questore di Firenze Alberto Intini — insiea me ad altri poliziotti». Poi, una telefonata, poco prima delle 5. «C’è un pacchetto sospetto in via Leonardo da Vinci, c’è bisogno di un artificiere», chiede via radio una pattuglia della Digos. Via Leonardo da Vinci, pochi minuti a piedi dal centro storico, non è una strada qualunque. Qui si trova il Bargello, una libreria vicina per cultura a CasaPound, l’associazione di estrema destra. Sulla saracinesca del negozio qualcuno ha incastrato l’involucro. Accanto ci sono molte case e non sono poche le persone che rientrano dopo aver festeggiato la fine dell’anno. Mario Vece arriva quando la strada è già stata chiusa dai due lati. Si avvicina, cerca di capire come disinnescare l’ordigno ma prima lo deve togliere da una rete metallica che i proprietari del negozio hanno messo a ulteriore protezione della saracinesca.
L’esplosione, intorno alle 5.30, è devastante. Il sovrintendente viene colpito in pieno alla mano sinistra e all’occhio destro. Cade a terra mentre i colleghi lo soccorrono. È una bomba non di grande potenza ma capace di uccidere e ha un timer; la scientifica sta cercando di capire se l’ordigno dovesse esplodere proprio a quell’ora. Se non ci sono altri feriti è un miracolo. Schegge di metallo sono state trovate sino a quaranta metri di distanza.
Le indagini, riservatissime, puntano alla matrice politica, ed esplorano il complesso arcipelago anarchico-insurrezionalista e antagonista. Scattano perquisizioni ma, sino a ieri sera, non si registravano fermi. È il terzo attentato in un anno ai danni della libreria. Il 14 gennaio del 2016 un gruppo di almeno una ventina di incappucciati devastarono il locale che allora si trovava in una zona periferica. E nella notte tra il 2 e il 3 febbraio venne fatta esplodere una bomba carta.
«È un vile atto di violenza che va condannato con fermezza», ha commentato ieri il ministro dell’Interno Marco Minniti che ha espresso «vicinanza
La pista anarchica È il terzo attacco in un anno al negozio Perquisizioni in ambiente anarchico
e piena solidarietà all’artificiere», augurandogli una «rapida guarigione».
In serata il sindaco di Firenze Nardella ha incontrato all’ospedale Careggi i familiari del sovrintendente. «Un grazie a questo grande poliziotto e un monito agli attentatori — ha commentato Nardella —. Se questi vili delinquenti volevano intimidire Firenze si sono sbagliati, di grosso».