Ecco il latte «made in Italy». Via libera alle nuove etichette
Da aprile obbligatorio indicare i luoghi di mungitura e trasformazione. Il ministro Martina: un passo storico
Un’etichetta per il latte «made in Italy». Mentre sul fronte dell’etichettatura del grano la vicenda non è ancora risolta — con governo e pastai che non trovano un punto d’intesa — il 2017 sarà l’anno dell’etichetta con l’origine della materia prima per i prodotti del sistema lattiero caseario italiano. Nei prossimi giorni è attesa la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale (ministero delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico) che entrerà in vigore entro i 90 giorni dopo. Quindi dal prossimo mese di aprile dovranno essere riportate in etichetta le indicazioni sul Paese di mungitura del latte e su quello di trasformazione. «Siamo davanti a un passo storico — spiega il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina — che può aiutare tutto il sistema lattiero caseario italiano. Abbiamo già i primi segnali positivi con un rialzo dei prezzi del latte alla stalla dai 32 centesimi dello scorso anno ai 39 del nuovo accordo. Con questo decreto finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati e sostenere il made in Italy». Ma cosa cambia, in concreto, per produttori e consumatori? «L’italianità dei nostri prodotti — spiega Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo — è già presente nelle nostre etichette. Per noi, quindi, si tratterà di evidenziare, secondo quanto prescritto dalla nuova normativa, una caratteristica già nostra. Sarà una novità soprattutto per i consumatori: ci sarà più trasparenza, soprattutto per i derivati del latte, perché un conto è la mozzarella fatta in Italia, un altro è la mozzarella fatta in Italia con latte italiano». La maggiore trasparenza potrebbe, però, influenzare il prezzo. «Sia chiaro — aggiunge Calzolari — l’etichetta non eliminerà le importazioni. Ma sapere che il latte è stato munto nel giro di pochi chilometri è un elemento di valore: esclude che possa arrivare da paesi più lontani, dell’Est Europa, dove magari i controlli non sono così rigorosi. In cambio, il consumatore dovrebbe essere disposto a spendere qualcosina in più. Anche se penso che eventuali aumenti dei prezzi nel 2017 saranno assorbiti dalla grande distribuzione».