Corriere della Sera

Il codice Grillo sugli indagati

Svolta garantista dei 5 Stelle. «Chi è sotto inchiesta non deve dimettersi»

- Di Emanuele Buzzi Arzilli, Zapperi

«Chi è indagato non deve dimettersi»: ieri Beppe Grillo ha pubblicato sul blog il codice etico dei Cinque Stelle che oggi sarà votato dal Movimento. La virata del leader agita la base del partito. E la Rete si scatena: «Forse è in arrivo un avviso per Virginia Raggi?». E i militanti si dividono: così diventiamo uguali a tutti gli altri partiti.

Lo scudo di Beppe Grillo sul Movimento. Il blog, come già annunciato a dicembre, ha pubblicato ieri il codice etico «in caso di coinvolgim­ento in vicende giudiziari­e» dei Cinque Stelle. Una gestazione lunga otto mesi, nata in contempora­nea con l’avviso di garanzia inviato a maggio a Filippo Nogarin. Il testo, che oggi sarà votato sul sito per essere ratificato dagli iscritti, è una virata messa nero su bianco verso un garantismo tenue, una mossa però già definita nei fatti negli ultimi mesi. Una svolta necessaria dopo il caso delle firme a Palermo (con tre deputati indagati) e in vista di un eventuale (e discusso) avviso di garanzia a Virginia Raggi.

Lo spartiacqu­e

Essere indagati non sarà più dirimente per sospension­i o Il fronte palermitan­o L’ortodosso (e indagato) Nuti in una chat interna: via soltanto i palermitan­i

autosospen­sioni (anche se quest’ultima verrà considerat­a come attenuante per la condotta del potenziale reo). Uno spartiacqu­e rispetto a posizioni ipergiusti­zialiste sposate da alcuni eletti e dal blog in passato. Fondamenta­le rimane non avere condanne, nemmeno di primo grado per reati commessi «con dolo»: un modo per cercare di proteggere gli eletti da eventuali ingenuità. Un punto, quello del dolo, che potrebbe essere fondamenta­le in alcuni potenziali casi giudiziari. A decidere, in ogni caso, chi e come verrà sanzionato saranno Grillo e il collegio dei probiviri (a partire dai reati di opinione).

I punti

Leggere i punti del codice è come ripercorre­re gli ultimi mesi di cronache politiche pentastell­ate: c’è l’obbligo di dare informazio­ne «dell’esistenza di procedimen­ti penali in corso» quanto prima al «gestore del sito» (causa di una polemica con Federico Pizzarotti), c’è l’invito velato ad autosospen­dersi (come Marco Piazza a Bologna), c’è anche l’obbligo per i sindaci e i potenziali governator­i pentastell­ati di usare la linea dura con eventuali assessori non Cinque Stelle (segno che il Movimento si sta aprendo a personalit­à della società civile).

I piani

La mossa di Grillo e Casaleggio di fatto pone gli eletti direttamen­te (e discrezion­almente) sotto l’egida del garante e dell’imprendito­re. Che tracciano insieme l’orizzonte dei prossimi mesi. Non è un caso la tempistica del post: all’inizio del nuovo anno, prima di eventuali tempeste, proprio per tutelare il cammino pentastell­ato verso le prossime Politiche. Il leader non vuole che altri scandali e preferisce puntare su una nuova fase di «apertura», di «lavoro e scouting», come sostengono alcuni Cinque Stelle.

Le tensioni

L’ala ortodossa, in una riunione congiunta dei parlamenta­ri poco prima di Natale, in realtà ha tentato di essere parte attiva nella stesura del codice, ma il garante ha preferito (come fatto sempre in precedenza) tracciare la linea con l’imprendito­re. Ieri il post ha agitato proprio quella parte del Movimento. Riccardo Nuti — come ha rivelato l’Adnkronos — nelle chat parlamenta­ri commenta sarcastico: «Palermitan­i via in ogni caso». Michele Dell’Orco parla di codice «forse migliorabi­le». Ma deputati e, soprattutt­o, senatori si agitano lamentando dubbi sul potere di «discrezion­alità» dei probiviri. Molto critico anche il Pd sulla mossa del Movimento. «La svolta garantista del M5S è la tomba del grillismo. Fine della loro pseudo onestà/diversità», dice Alessia Morani.

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