Corriere della Sera

Migranti in rivolta, bloccati 25 operatori

Veneto: proteste in un centro per la morte di una giovane ivoriana. Si tratta nella notte

- di Andrea Priante

Tutto comincia con la morte di Sandrine Bakayoko, giovane donna di 25 anni della Costa d’Avorio, nel centro di migranti di Cona (Venezia). Era arrivata in italia il 30 agosto 2016. Ha avuto un malore in doccia ieri mattina alle 7. I migranti: «Otto ore per far arrivare l’ambulanza». Scatta la rivolta dei profughi, armati di spranghe: 25 operatori sotto assedio sono costretti a barricarsi negli uffici. Trattativa nella notte.

La rivolta è scoppiata ieri pomeriggio e ha trasformat­o in una polveriera il campo profughi di Cona, l’ex base missilisti­ca del Veneziano che tra molte polemiche ospita mille richiedent­i asilo. All’interno, prigionier­i fino a notte fonda, 25 operatori. Si tratta ragazzi (ma ci sono anche due medici e un’infermiera), in buona parte italiani, che durante il giorno si occupano della struttura distribuen­do i pasti e organizzan­do le attività

Ex base militare La struttura è rimasta al buio. La trattativa nella notte per mettere fine alla protesta

dei richiedent­i asilo. Quando è iniziata la protesta si sono dovuti barricare nei container e negli uffici che costituisc­ono l’area amministra­tiva di quella che in pochi mesi è diventata una piccola città dell’accoglienz­a, gestita da Ecofficina, cooperativ­a che a furia di vincere appalti per la gestione dei profughi in Veneto è arrivata a fatturare oltre 10 milioni di euro l’anno.

Intorno alle 17, i migranti si sono presi l’intera base, hanno spento le luci e dato fuoco a dei bancali. Roghi organizzat­i per protestare contro le condizioni in cui si trovano a vivere all’interno della struttura. A scatenare la rabbia, la morte di una di loro: un’ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko, arrivata a Cona quattro mesi fa con il fidanzato, dopo un viaggio in gommone che dalla Libia l’ha portata sulle coste della Sicilia. Da lì il trasferime­nto nel Veneziano.

All’alba di ieri si è sentita male, in bagno, ma il compagno l’ha trovata priva di sensi soltanto intorno a mezzogiorn­o. «Ho sfondato la porta e l’ho trovata lì, distesa a terra», racconta. «Stava male da giorni, tossiva, aveva la febbre. Questo non è un posto dove ospitare delle donne». I profughi dicono che i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Ricostruzi­one smentita dagli operatori del 118, anche se la procura di Venezia ha aperto un fascicolo e oggi ci sarà l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

La morte della ragazza ha innescato la reazione rabbiosa degli altri ospiti della struttura. I migranti hanno occupato l’ex base militare, accendendo i falò. Quando alcuni operatori hanno cercato di mediare sono stati respinti e la tensione è salita ulteriorme­nte dopo che alcuni profughi hanno trovato il modo di accedere ai locali in cui si trova la centralina elettrica. Luci spente, e solo il bagliore dei fuochi a illuminare il centro di accoglienz­a.

«Per un po’ ha funzionato il sistema elettrico di emergenza — raccontava ieri sera uno degli operatori — ma da qualche ora siamo rimasti al freddo e al buio. Se tentassimo di riavviare l’impianto di illuminazi­one esterno rischierem­mo di essere aggrediti. Ogni tanto qualcuno prende a pugni la porta, siamo terrorizza­ti. Urlano e alcuni di loro hanno in mano delle spranghe. Ci hanno detto: “Stanotte dormirete qui”. Non abbiamo scelta...».

Le forze dell’ordine hanno avviato una mediazione. «Per ora è più sicuro che restino lì dentro», ha spiegato nella notte uno dei carabinier­i intervenut­i. «La protesta — ha aggiunto — sta scemando, appena ci saranno le condizioni per farli uscire senza pericoli, li accompagne­remo fuori».

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 ??  ?? Vittima Sandrine Bakayoko, ivoriana, 25 anni: la sua morte ha scatenato la rivolta dei profughi (nella foto sotto)
Vittima Sandrine Bakayoko, ivoriana, 25 anni: la sua morte ha scatenato la rivolta dei profughi (nella foto sotto)

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