Corriere della Sera

Il k.o. in 48 secondi non cancella il mito

La prima campioness­a di discipline marziali miste messa ko in 48 secondi L’urlo di Mike Tyson: «Torna a combattere!»

- Di Elisabetta Rosaspina

C’è qualcosa che ha fatto prudere le mani alla «Leonessa» più della lunga lista di titoli e record sportivi della sua avversaria. C’è qualcosa in quella «ninja bionda» americana che è riuscita a irritare Amanda Nunes, la prima campioness­a brasiliana dei pesi gallo Ufc (Ultimate Fighter Competitio­n), fino a farle desiderare famelicame­nte di vedere il sangue della rivale sulle proprie mani. Ha raggiunto l’obiettivo in 48 secondi e, dopo i pugni e i calci regolament­ari, ha potuto rinfacciar­le quel che proprio non può perdonarle: un posto, sebbene in terza fila, nell’olimpo di Hollywood. Le luci della ribalta. «E adesso tornatene a fare film!», le ha sibilato sul volto tumefatto, senza mascherare un risentimen­to che odora di invidia. Vincere l’incontro di arti marziali miste, umiliare la prima e più famosa delle campioness­e femminili di quella categoria, difendere e conservare il titolo mondiale che è appartenut­o all’altra per cinque anni, sarebbe potuto bastare. Ma non ad Amanda, quando si è trovata di fronte Ronda Rousey, la sfidante, tornata a combattere dopo un anno sabbatico, qualche particina da afrodisiac­a bodyguard in film come «Fast & Furious», un’autobiogra­fia, molte interviste, videoclip, compensi milionari dagli sponsor. Insomma, la consacrazi­one di un successo che è tracimato dal non immenso circolo dei cultori di arti marziali alle pagine delle riviste più glamour o addirittur­a del New York Times e di Forbes.

Non era un incontro qualunque, quello di venerdì scorso sull’ottagono di Paradise, a Las Vegas, Nevada. E lo si capiva dal manifesto che annunciava il 207esimo evento del campionato: Ronda Rousey, detta “Rowdy”, la Turbolenta, versus Amanda Nunes, la Leonessa, detentrice del titolo che Ronda aveva perso tredici mesi prima per kappaò, inferto dalla connaziona­le Holly Holm, a Melbourne. Ma è chiaro che la stella del match era comunque Ronda: una «borsa» garantita di tre milioni di dollari, contro gli «appena» centomila promessi ad Amanda. Sul cartellone, il profilo di Ronda è quello dalle sopraccigl­ia arcuate, le ciglia sottolinea­te dall’eyeliner, le labbra umettate dal rossetto. Ma è nell’altra metà del poster che saetta lo sguardo duro della vincitrice, senza concession­e alcuna alla femminilit­à o alla seduzione. Nell’immagine, gli occhi rapaci di Amanda fissano un traguardo che la bella Rowdy sembra aver perso di vista: un errore, o una colpa da cui la Leonessa non l’assolverà. Affonderà gli artigli nella pelle satinata della contendent­e, ridurrà a una livida polpetta quel bel visino di celluloide, riaffermer­à la superiorit­à del sacrificio e della fatica quotidiana in palestra, sulla frivola frequentaz­ione di set cinematogr­afici, salotti televisivi, reality show e tappeti rossi. Perché c’è un solo tappeto in questa storia, ed è meglio evitare di passeggiar­ci a faccia in giù, mentre l’arbitro inizia a contare.

«È già milionaria, che problemi ha? — infierisce Amanda, togliendos­i i guantoni —. Questo sport non fa più per lei. Basta, è finita: perché dovrebbe continuare? Si farebbe soltanto ancora del male». Ronda inghiotte saliva mista a sangue e un senso di ingiustizi­a profonda: ha spianato lei la strada ad Amanda e alle altre lottatrici,

La furia della nemica La sua avversaria non le perdona le luci della ribalta e quei contratti milionari a Hollywood

entrando per prima nella gabbia, il ring per soli uomini fino a pochi anni fa. Conosce anche lei il valore del sudore, della sofferenza, della disciplina: «Ritornare, non soltanto a combattere, ma a vincere è stato il mio unico obiettivo nell’ultimo anno — assicura la Turbolenta —. Capita però che, anche quando dai tutto e fai di tutto per raggiunger­e il tuo scopo, le cose non vadano come avevi pianificat­o. Sono orgogliosa però di come sia andata lontana la divisione femminile dei pesi gallo in Ufc e ringrazio tutte le donne che l’hanno reso possibile, inclusa Amanda».

Dalla sezione maschile e da pugili come Mike Tyson giunge il tifo: «Rialzati Ronda, prendi fiato e torna a combattere!». Lei promette di pensarci su, sua madre, Annmaria De Mars, prima campioness­a mondiale statuniten­se di judo, scommette sulla figlia: da bambina la svegliava saltando sul letto e ordinandol­e di eseguire la «mossa della sottomissi­one», proprio perché crescesse indomita. Soprattutt­o davanti a una Leonessa.

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 ??  ?? La resa Ronda Rousey lascia l’ottagono con la madre dopo aver perso contro Amanda Nunes a Las Vegas (Foto Ap)
La resa Ronda Rousey lascia l’ottagono con la madre dopo aver perso contro Amanda Nunes a Las Vegas (Foto Ap)
 ??  ?? Al tappeto Ronda Rousey durante un momento dell’incontro a Las Vegas con l’avversaria brasiliana Amanda Nunes. La sconfitta è avvenuta in appena 48 secondi dall’inizio del primo round
Al tappeto Ronda Rousey durante un momento dell’incontro a Las Vegas con l’avversaria brasiliana Amanda Nunes. La sconfitta è avvenuta in appena 48 secondi dall’inizio del primo round
 ??  ?? Ring e set Classe 1987, Ronda Jean Rousey è un’atleta di arti marziali miste. È stata medaglia di bronzo di judo a Pechino. Soprannomi­nata Rowdy, ha recitato in diversi film d’azione come «I mercenari 3» e «Fast & Furious 7»
Ring e set Classe 1987, Ronda Jean Rousey è un’atleta di arti marziali miste. È stata medaglia di bronzo di judo a Pechino. Soprannomi­nata Rowdy, ha recitato in diversi film d’azione come «I mercenari 3» e «Fast & Furious 7»

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