E la Rete lo attacca «Forse è in arrivo un avviso per Raggi?»
I militanti divisi: così noi uguali agli altri partiti
Sindaco di Parma dal 2012, 43 anni, primo 5 Stelle a guidare un capoluogo di provincia. Indagato a febbraio per abuso d’ufficio riguardo alle nomine per il Teatro Regio, è sospeso dal M5S. Archiviate le accuse a suo carico, chiede il reintegro ma il M5S non risponde e lui lascia Eletta prima cittadina di Quarto nel 2015, 46 anni, è stata espulsa dai 5 Stelle per presunte infiltrazioni camorristiche nel Comune. Secondo il Movimento Capuozzo avrebbe dovuto denunciare i ricatti. Lei, mai indagata, ha sempre sostenuto di aver avvertito i vertici ed è rimasta in carica questo o quell’aspetto.
Il blog di Grillo è lo specchio fedele del confronto interno. A partire dalle critiche più puntute. «Ok a probiviri e garante, ma dov’è finita la democrazia diretta (consultazione degli iscritti)?», scrive Fabio Tercovich. «Ecco la deriva autoritaria del Movimento che prende forma. Dal Movimento del popolo al movimento di uno», sottolinea Alberto G. Palma. «Non si può cambiare adesso la politica del Movimento. Le regole devono rimanere come erano. Cambiare adesso sembra opportunismo», osserva Gianni Baglioni. Sindaco di Livorno dal 2014, 46 anni, lo scorso maggio ha comunicato di aver ricevuto un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta per la gestione della municipalizzata Azienda ambientale pubblici servizi. Su di lui il Movimento non ha preso alcun provvedimento
Uno dei punti più controversi è quello (il numero 5) che detta l’obbligo per l’iscritto di informare il gestore del sito dell’eventuale esistenza di procedimenti penali in corso. Franco Mas non è per nulla d’accordo: «Non si capisce il motivo per cui a ricevere l’informazione dei portavoce dovrebbe essere il “gestore del sito” e non piuttosto il garante del Movimento. Che la Casaleggio Associati si tenga fuori dalla politica». E Ottavio aggiunge una domanda retorica: «Io dovrei eleggere gente che dovrà dar conto a Casaleggio junior? E per quali meriti? Dinastici?».
La maggioranza dei commenti postati sul blog esprime un giudizio positivo. C’è chi applaude senza se e senza ma. Come Davide Lak: «Bellissimo constatare che il Movimento cresce e si dà regole che lo rendono di un altro pianeta rispetto Il codice etico del Pd prevede che gli eletti a tutti i livelli comunichino «all’organo di garanzia» l’iscrizione in un procedimento penale o l’attivazione di una misura di prevenzione. Condizioni ostative per le candidature e per l’obbligo alle dimissioni: decreto che dispone il giudizio; misura cautelare personale non annullata; condanna anche non definitiva e patteggiamento; «per un reato di mafia»; delitto con arresto obbligatorio in flagranza; sfruttamento della prostituzione. Lo Statuto di Forza Italia del 2015 ha un’impronta garantista e non prevede particolari limitazioni per le candidature e obblighi per le dimissioni dei «soci» eventualmente coinvolti in procedimenti penali. Silvio Berlusconi — condannato in via definitiva per frode fiscale (pena poi estinta) e di conseguenza dichiarato decaduto dalla carica di senatore e non candidabile fino al 2019 in forza della legge Severino — è, a oggi, il presidente di Forza Italia. agli altri». Poi ci sono quelli che apprezzano pur avanzando qualche osservazione. Salvatore Leolangeli sostiene che «la svolta fa storcere il naso ma esprime maturità politica». Torquato Cardulli rileva, invece, che «non è il massimo di coerenza, di garanzie giuridiche, di trasparenza, ma è un buon inizio per dimostrare che il M5S appena si accorge di un’infezione al proprio interno la isola per evitare il contagio».
Tocca ad Emanuele D. porre una questione che scatena un vero e proprio dibattito nel dibattito. «Questo codice andava definito subito dopo il caso Quarto». E infatti Mauro B. affonda il colpo: «A questo punto la riammissione del sindaco Pizzarotti dev’essere valutata. La questione è stata gestita con superficialità e infantilismo». Il sindaco di Parma coglie l’assist e ricorda che quando fu sospeso mancavano norme precise. «A distanza di sei mesi è arrivata la conferma di quanto ho sempre sostenuto», rimarca soprattutto il primo cittadino. Sulla sua bacheca di Facebook si scatena la discussione. Qualcuno gli obietta che doveva avere un po’ di pazienza e non lasciare i pentastellati. «Io ho sempre detto cose poi avverate — ribatte secco Federico Pizzarotti — ma darmi ragione evidentemente era difficile. Servono yes man...».
È bellissimo constatare che il Movimento 5 Stelle cresce e si dà regole che lo rendono di un altro pianeta rispetto a tutti gli altri partiti della politica italiana