Romani non chiude: «Deciderà il voto degli italiani»
Forza Italia deve prima trovare al proprio interno una «posizione unitaria» sulla legge elettorale, poi «confrontarsi al tavolo del centrodestra» per valutare se si può arrivare ad una proposta comune, e infine in Parlamento «come ha giustamente detto il capo dello Stato, dopo la sentenza della Consulta, cercare un’intesa che vada oltre il perimetro della maggioranza e che ci porti ad una legge non abborracciata ed omogenea per le due Camere». Paolo Romani, capogruppo di FI al Senato, ha le idee chiare su quale debba essere il percorso per arrivare a una nuova legge elettorale. E anche sui no che vanno pronunciati subito: «Il Mattarellum non può assolutamente essere la soluzione giusta per un sistema tripolare».
La soluzione è, come vorrebbe Berlusconi, un sistema proporzionale che porti alle larghe intese tra Pd e Fi?
«Chiariamo: in nessun Paese, neanche in Germania, i partiti vanno alle elezioni pensando alle larghe intese. Sia l’Spd che la Cdu competono per vincere, poi sono gli elettori a decidere a chi dare il voto ed eventualmente a determinare una situazione di non vittoria di nessun partito o schieramento che porta alle larghe intese. Così sarebbe in Italia».
Le larghe intese non saranno un obiettivo, ma con il proporzionale sarebbero una logica conseguenza...
«Non è necessariamente così, i grandi eventi condizionano il voto, che è sempre più mobile. Renzi ha perso il referendum più per i temi della sicurezza e dell’immigrazione incontrollata che si è andata a sommare a un impoverimento generale che per il merito della sua riforma».
Ma se FI ha come obiettivo quello di correre da sola, è improbabile che possa competere per vincere, o no?
«Non abbiamo stabilito un obiettivo. Quando Berlusconi parla di un sistema con tre forze che hanno ciascuna un terzo dei voti, sta parlando del centrodestra come schieramento, e io resto convinto che quello sia il punto di partenza, perché è vero che abbiamo già un programma largamente condiviso».
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Quindi vi presenterete in coalizione?
«Politicamente mancano ancora dei punti essenziali per definire l’accordo, e dobbiamo sapere verso che tipo di legge elettorale andiamo: se oltre alla rappresentatività si penserà a un meccanismo per la governabilità, sarà a favore della singola lista o della coalizione? Questo fa una grande differenza. Come la fa la scelta dei candidati: ci saranno collegi, liste, preferenze? E saranno previste primarie per legge? Bisogna tener conto di moltissimi fattori quando si lavora ad una legge elettorale».
Intanto Toti pensa a un partito unico con la Lega, Berlusconi a una FI che può correre da sola. Lei?
«Parlare di partito unico oggi è chiaramente prematuro, ma non credo Berlusconi abbia accantonato l’idea della coalizione. Ritengo che stia valutando le varie ipotesi in campo, cioè cosa succederebbe con un sistema proporzionale puro e cosa con uno che favorisce il formarsi di coalizioni».
Ma alla fine la vostra preferenza quale è?
«Non è questo il momento delle scelte, ma è il tempo dei chiarimenti interni. E alla fine, saranno sempre gli italiani a decidere chi e con quali formule dovrà governare».