Banco Bpm, Piazza Affari scommette Primo giorno con un rialzo del 9%
Dalla fusione il terzo gruppo bancario italiano. Il piano per le sofferenze
Se il mercato è il primo e vero banco di prova di una società quotata, Banco Bpm la prova la ha superata brillantemente: + 9,08% il balzo messo a segno ieri, giorno del debutto in Piazza Affari per la banca nata dalla fusione delle due ex Popolari. Il titolo si distingue subito sul listino: apre al rialzo e traina una Borsa di Milano che apre in leggero calo (chiuderà a +1,73%) e si impenna fino a terminare gli scambi a 2,5 euro tondi tondi, miglior titolo del Ftse Mib, esprimendo una capitalizzazione di 3,788 miliardi. La prova è ancora più significativa se si considera che l’anno scorso sia il Banco Popolare sia la Popolare di Milano avevano patito molto le vendite, accusando ribassi rispettivamente pari al 75 e al 60 per cento, secondi come performance negativa soltanto a Mps.
Banco Bpm — primo (e finora unico) esempio d’integrazione tra banche Popolari — è nato ufficialmente il primo gennaio Il concambio è effettuato secondo i seguenti rapporti: una azione Banco Bpm per ciascuna azione Banco Popolare; una azione Banco Bpm per ogni 6,386 azioni Bpm, con la liquidazione in contanti delle eventuali frazioni. L’istituto ha un capitale sociale di 7,1 miliardi, rappresentato da 1.515.182.126 azioni ordinarie. La sede legale è a Milano, mentre la sede amministrativa del nuovo gruppo bancario è a Verona ed è qui che domenica, primo gennaio, si è riunito il consiglio d’amministrazione. Il board, sotto la presidenza di Carlo Fratta Pasini, ha assegnato le deleghe, definite da tempo: Giuseppe Castagna, ex numero uno di Bpm, è stato nominato amministratore delegato, Guido Castellotti e Maurizio Comoli vicepresidenti, il veronese Maurizio Faroni direttore generale, coadiuvato da due vice: Domenico De Angelis (ex condirettore generale del Banco) e Salvatore Poloni (da Bpm). L’ex Ceo del Banco Popolare Pier Francesco Saviotti presiederà il comitato esecutivo.
La nuova realtà è una public company ha un azionariato molto diffuso: né il Banco né la Bpm disponevano di soci con una quota superiore al 5% del capitale. Non è escluso che nei prossimi mesi i vertici lavoreranno alla creazione di un «nocciolo duro» di azionisti per dare stabilità al management. Il bacino dei soggetti che potrebbero unire le forze include gli storici imprenditori che sono stati a fianco del Banco Popolare (come Sandro Veronesi e la famiglia Bauli), alcune Fondazioni (come Carilucca e Cariverona), e Unipol, con cui dovrebbero essere prolungati gli accordi di bancassicurazione.
Banco Bpm è la terza banca del Paese dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit: ha circa 4 milioni di clienti, 172 miliardi di attivi, 219 miliardi di euro di raccolta (di cui 118 diretta e 101 indiretta), 2.500 filiali e 25mila dipendenti. Secondo gli analisti di Equita, le prospettive sono positive se si guardano alle sinergie potenziali della fusione, soprattutto dal punto di vista del taglio dei costi (il piano industriale prevede già la chiusura di 335 filiali e fino a 2.100 esuberi volontari, ma anche 400 assunzioni). Il nodo per vedere una ulteriore rimonta sul listino è legato alla riduzione di 8 miliardi di crediti problematici entro il 2019, come previsto dal piano strategico presentato lo scorso maggio.