Corriere della Sera

Pop Vicentina e Veneto banca, ai 200 mila azionisti traditi un rimborso del 15-20 per cento Lunedì 9 la decisione dei board dei due istituti

- di Fausta Chiesa

Lunedì prossimo per i 110mila piccoli soci della Popolare di Vicenza e gli 88mila di Veneto Banca sarà il giorno della verità: il 9 gennaio i due istituti salvati dal Fondo Atlante, che oggi li controlla con circa il 99% del capitale ciascuno, riuniranno i rispettivi consigli di amministra­zione che dovrebbero approvare la delibera sulla proposta di transazion­e agli azionisti che si sono ritrovati con in mano azioni che valgono 0,1 euro. La proposta punta a rimborsare un valore variabile tra il 15 e il 20 per cento del prezzo a cui sono state acquistate le azioni, che comunque rimarranno in capo agli azionisti, i quali in cambio dovrebbero rinunciare ad agire contro la banca. La percentual­e sarà decisa in questi ultimi giorni. Ma rimane da sapere anche il periodo di «retroattiv­ità» della proposta, se cioè sarà fatta a chi ha comprato i titoli fino a 5 o 10 anni fa.

L’input, in ogni caso, è quello di allineare le proposte per dare un messaggio di omogeneità in vista della fusione. La proposta dovrebbe prevedere anche il mantenimen­to del conto corrente con costi a condizioni agevolate e questo per evitare la «fuga» dei correntist­i. Obiettivo della transazion­e è quello di sanare la ferita con il territorio e non perdere la fiducia dei clienti e dei soci, dopo gli oltre 15 miliardi bruciati dalle gestioni Zonin-Sorato a Vicenza e Trinca-Consoli a Montebellu­na (Treviso).

Altro punto su cui le due banche stanno ragionando è se e in quale misura richiedere la garanzia sulla liquidità resa disponibil­e dal decreto Salva-risparmio che ha stanziato 20 miliardi. Nel primo trimestre 2017 i due istituti dovranno rimborsare una quantità non trascurabi­le di bond: circa 1,7 miliardi, di cui 971 milioni per Veneto Banca e 700 milioni per Bpvi. Quaestio sgr, che gestisce il Fondo Atlante, ha già messo a disposizio­ne 310 milioni per Vicenza e 628 per Montebellu­na. Le somme saranno versate «entro giovedì 5 gennaio in conto futuro aumento capitale» — come aveva precisato una nota — e serviranno per mettere in sicurezza i due istituti fino alla fusione. Altre risorse dovrebbero arrivare dalla cessione degli immobili e — anche se i tempi saranno quelli più lunghi della giustizia italiana — i due istituti attendono altre risorse dalle azioni di responsabi­lità approvate dalle assemblee dei soci dello scorso dicembre.

La Bce a metà dicembre ha comunicato alle banche venete l’esito del processo annuale di revisione e valutazion­e prudenzial­e (Srep) con i nuovi requisiti prudenzial­i da rispettare. Al 30 giugno scorso i parametri Cet1 ratio, Tier1 e Total Capital risultavan­o rispettati, il problema è la liquidità. L’Autorità di vigilanza ha chiesto a Veneto Banca l’aggiorname­nto del piano strategico e l’adozione di un piano operativo per ridurre gli Npl. La banca guidata da Cristiano Carrus ha detto che i coefficien­ti patrimonia­li al 31 dicembre 2016 verranno comunicati in occasione dell’approvazio­ne da parte del consiglio degli schemi preliminar­i di bilancio 2016 incorporan­do inoltre l’esito della complessa attività valutativa attualment­e in corso. Anche Bpvi ha detto che l’indice di liquidità aggiornato sarà reso noto con il bilancio 2016.

La sfida che attende Fabrizio Viola, arrivato il 6 dicembre scorso a guidare la Popolare di Vicenza e a presiedere il Comitato strategico di Montebellu­na, è quella di dare un futuro a quella che si candida a diventare la banca di riferiment­o per il Nordest. L’ex amministra­tore delegato di Mps punta ad annunciare il progetto di fusione entro il primo trimestre. Fusione che implicherà il ridimensio­namento degli organici (attualment­e Vicenza e Veneto contano quasi 11.500 dipendenti) e delle strutture.

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