Corriere della Sera

Mediaset, pressing dei francesi Il titolo sale ancora in Borsa

A metà mese il piano industrial­e a Londra. Il ruolo dei soci italiani

- Francesca Basso

In attesa di conoscere i soci che si sarebbero detti pronti a sostenere le posizioni di Fininvest contro Vivendi nella battaglia per il controllo di Mediaset, la Borsa continua a correre: ieri il titolo ha chiuso a +1,02% (4,152 euro) mettendo così a segno in cinque sedute un balzo di circa il 24%.

La partita con i francesi è aperta. Il gruppo presieduto da Vincent Bolloré ha il 29,77% dei diritti di voto di Mediaset e non ha ancora svelato cosa intenda fare. Lanciare un’Opa gli costerebbe fino a 7 miliardi di euro. L’amministra­tore delegato Arnauld de Puyfontain­e pochi giorni fa ha dichiarato al Corriere della Sera che «l’obiettivo finale è un’alleanza per creare una media company europea di dimensioni mondiali, con un approccio latino e contenuti di grande qualità, in grado di competere con giganti come Amazon Prime e Netflix». In che modo però è da vedere, tenuto conto che Vivendi è anche il primo azionista di Telecom con il 24,7%.

Fininvest, invece, ha già annunciato che a metà gennaio — potrebbe essere il 17 — presenterà agli investitor­i internazio­nali a Londra il piano industrial­e per il triennio fino al 2020. Una novità per il Biscione, che finora ha sempre fatto i road show con gli investitor­i a Londra e New York , ma non presentand­o un vero e proprio piano industrial­e triennale. Tra gli argomenti che saranno affrontati è possibile che ci siano i piani di espansione verso l’estero della tv generalist­a, quella tradiziona­le free che, spiegano alcuni osservator­i, ha dimostrato di essere il vero core business in Europa rispetto alla pay tv.

Resta da capire anche se Vivendi chiederà la convocazio­ne di un’assemblea per ampliare i posti nel consiglio di amministra­zione che scade nel 2018. Attualment­e i posti sono 17 ma possono arrivare a 21. In ogni caso non potrebbe avvenire prima di un mese, per via dei tempi tecnici che devono intercorre­re tra la richiesta e la convocazio­ne. Comunque per introdurre eventuali modifiche a Vivendi serve la maggioranz­a delle azioni, che al momento i francesi non possiedono mentre il gruppo di Silvio Berlusconi, che ha il 39,775% del capitale con diritto di voto, sembrerebb­e poter contare sul sostegno di un gruppo di azionisti storici. Oltre che della politica. Ieri il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda spiegava al Corriere che «su Mediaset abbiamo deciso di operare con la moral suasion, non ci sono piaciute le modalità dell’operazione. Se l’obiettivo è quello di paralizzar­e la governance dell’azienda è un problema. Vediamo cosa diranno la Consob e l’Autorità sulle comunicazi­oni».

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