Social network e selfie, la rivoluzione comunicativa del Papa
Sin dalla sera della sua elezione al soglio pontificio, con quel «Buonasera» pronunciato di fronte alla piazza reale di San Pietro e a quella mediatica mondiale, è apparso evidente che una delle cifre distintive del papato di Francesco sarebbe stata un rinnovato patto comunicativo con credenti e non credenti. Nell’epoca dei social network, della condivisione virtuale come stile di vita, Francesco ha scelto di non sottrarsi a questo stile di comunicazione ma di utilizzare le sue logiche come strumento di prossimità e di apostolato costante.
Il documentario «Un selfie con il Papa», prodotto da FremantleMedia Italia e curato da Michele Truglio e Lamberto Ciabatti, ha messo al centro proprio questo aspetto, raccogliendo in tutta Italia e anche all’estero le testimonianze di persone comuni che avevano da raccontare un’esperienza legata a Francesco (Rai3, domenica, ore 21).
Attraverso un appello diffuso proprio via internet, gli autori hanno raccolto le storie d’incontro con il Papa, di fedeli e atei, condensate in una foto, un video, un post sui social network.
Un mosaico che ha ripercorso gli anni del papato di Bergoglio attraverso volti e immagini: infinite strette di mano, infinite richieste di foto, un selfie per ricordare il momento a lungo atteso, per testimoniare l’incontro. Dalla visita alle Vele di Scampia (che è valsa agli abitanti il rifacimento del manto di una sola carreggiata della strada principale, quella dove passava il Papa, appunto), a quella nelle periferie romane, al viaggio negli Stati Uniti e quello a Lampedusa per testimoniare vicinanza ai migranti, fino ai bagni di folla alle udienze e durante l’Angelus domenicale.
Come si è visto anche dal documentario, alla rivoluzione comunicativa di Bergoglio è corrisposta una reazione forte, basata sull’empatia e sull’entusiasmo, sia da parte della comunità dei fedeli, sia da quella più allargata dei fruitori mediali.