Il circolo (vizioso) dei crediti a rischio
Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena adesso è entrato nella fase-cantiere. Una volta definito che lo Stato farà la sua parte per l’istituto diventandone azionista, si tratta di mettere a punto il nuovo piano industriale e definire il trattamento degli obbligazionisti. Un percorso che naturalmente porta con sé alcune insidie. Passaggio centrale, ancora una volta, sarà quello delle cessione dei crediti deteriorati (i cosiddetti non performing loans). Una questione che, a ben guardarla, in tutti questi mesi, si è presentata ( per il Monte ma non solo) come un circolo vizioso. Da un lato la Vigilanza Bce ne chiedeva (e ne chiede) la cessione, da un lato l’Unione Europea ne chiedeva la dismissioni a condizioni di mercato, dall’altro, però, cedere i crediti difficili a prezzi
troppo bassi (una svendita?) rende necessari aumenti di capitale più consistenti. Non a caso le richieste Bce per Siena sono salite da 5 a 8,8 miliardi. Liberarsi degli Npl non è così semplice, se vengono venduti a 18 o 30 centesimi questo significa, per tutte le banche, necessità di maggior capitale.
Ma come si esce da questa trappola? Decisivo in questi mesi è stato il lavoro di Atlante e anche il braccio di ferro con Jp Morgan proprio sulla negoziazione per i crediti deteriorati di Monte dei Paschi, dimostra quanto sia complicato il dossier. Le strade possibile vanno da un coinvolgimento di Atlante, alla creazione di una bad bank pubblica, alla creazione di una bad bank da parte della stessa Mps. Una cosa è certa: le sofferenze lorde complessive del sistema si avvicinano a circa 200 miliardi di euro, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha parlato della necessita di una bad bank ben tre anni fa, e una volta imboccata la strada del salvataggio pubblico per Siena, sarebbe un errore non lavorare rapidamente per una soluzione pubblico-privata per la zavorra degli Npl.
Il caso La cessione in perdita degli Npl aumenta le esigenze di capitale