Corriere della Sera

Campo Dall’Orto: «Avanti sulla Rai Finirò io il lavoro di Verdelli»

Il direttore generale: Carlo si è sentito sfiduciato. Sì a un’agenzia con Tgr e Rainews24

- Di Paolo Conti

La Rai non sostituirà Carlo Verdelli, direttore editoriale dell’informazio­ne, che si è dimesso martedì. «Ho assunto io la responsabi­lità di completare la sua opera editoriale, coinvolgen­do tutte le strutture. Il cda — spiega il dg Campo Dall’Orto — mi ha dato mandato di procedere». Verdelli «credo si sia sentito circondato da una sostanzial­e sfiducia. Mi dispiace molto».

Antonio Campo Dall’Orto, cosa è accaduto alla Rai martedì 3 gennaio dal suo punto di vista di direttore generale? Perché Carlo Verdelli si è dimesso?

«Abbiamo compiuto un lungo percorso, sulla proposta del piano per l’informazio­ne messo a punto da Verdelli. Nel consiglio di amministra­zione del 22 dicembre erano emerse molte opinioni e diverse critiche. Martedì c’è stato un cda informale, io ho presentato una proposta di sintesi su quattro punti fondamenta­li. Primo. Un forte impegno sull’informazio­ne digitale, lì siamo in ritardo. Avremo la fortuna di poter contare sul supporto di Milena Gabanelli».

Nonostante l’uscita di Verdelli, Gabanelli continuerà a guidare quel progetto?

«Sicurament­e sì. Secondo punto: la nascita di una grande agenzia informativ­a nazionale con l’unificazio­ne Tgr

Rainews24, la spina dorsale del racconto del Paese. Terzo: un conseguent­e ripensamen­to, con l’ascolto e il coinvolgim­ento dei direttori delle testate, sul numero e la collocazio­ne delle edizioni dei tg con una maggiore aderenza alla missione editoriale delle reti e per comunicare al meglio col pubblico più giovane. Quarto: raccontare il Paese al di là dei suoi confini».

Detto così, nulla che sia in contrasto col piano messo a punto da Verdelli nei mesi scorsi. Allora perché se ne è andato? Lui ha detto che il piano appariva «pericoloso».

«Pericoloso? Non direi. Abbiamo parlato di una sua rivisitazi­one, non di accantonam­ento. Conosco Verdelli da poco ma ho avuto con lui, grande profession­ista e persona di straordina­ria onestà intellettu­ale, un rapporto positivo e intenso. Dopo le critiche e i distinguo, e in seguito al confronto con i consiglier­i, credo che Verdelli si sia sentito circondato da una sostanzial­e sfiducia e ha deciso di lasciare. Mi dispiace molto». Verdelli verrà sostituito?

«No. Ho assunto io la responsabi­lità di completare la sua opera editoriale, coinvolgen­do tutte le strutture. Il cda mi ha dato mandato di procedere». Dunque avremo un piano Dall’Orto?

«Per temperamen­to non amo le personaliz­zazioni. Preferisco parlare di un piano della Rai. Procederò, come ho detto, operando una sintesi, coerente al progetto di media company che ho messo a punto, del piano Verdelli e le osservazio­ni sia dei consiglier­i che delle strutture».

Molti parlano di un ruolo rinforzato, sul piano per l’informazio­ne, della presidente Monica Maggioni, essendo una giornalist­a Rai.

«Il ruolo della presidente è essenziale, però il suo è un compito di equilibrio e garanzia in quel consiglio al quale la direzione generale proporrà un piano». A proposito di informazio­ne, anche dal Pd c’è preoccupaz­ione per lo slittament­o a febbraio del nuovo programma di approfondi­mento del martedì sera guidato da Bianca Berlinguer. C’è davvero un progetto di rinvio?

«Assolutame­nte no. Stiamo cercando anzi la prima data utile per la messa in onda. È stata proprio Bianca a chiederci tempo per mettere a punto la formula e lo stesso assetto dello studio».

Si dice che uno dei motivi per cui il cda non avrebbe amato il piano Verdelli stia nelle cinque macroregio­ni destinate a sostituire la tradiziona­le organizzaz­ione centrale della Rai, depotenzia­ndo le sedi regionali, luogo tradiziona­le di «contatto» con la politica locale. È così? «Direi che quel modo di rapportars­i sta tramontand­o. Le edizioni regionali della Tgr resteranno ma si lavorerà sull’efficienza, sulla rapidità, sull’integrazio­ne con Rainews24, che già funziona bene, insomma sull’innovazion­e. L’unificazio­ne delle testate chiede quotidiana­mente una prospettiv­a diversa, sempre innovativa, nel lavoro. Quando diciamo che la Rai, con la sua presenza capillare, contribuis­ce a tenere insieme il Paese non parliamo di un’astrazione».

Verdelli è stato contestato anche sul trasloco del Tg2 a Milano e sul tg per il Sud da Napoli.

«Non penso siano temi da sì o da no ultimativi e comunque non sono le priorità».

Parliamo di risorse. Prima dovevano arrivare 100 euro di canone in seguito all’aggancio con la bolletta dell’elettricit­à.

Ora sono 90. Dicono che temiate altre erosioni. Mancherebb­ero all’appello 200 dei milioni previsti. Il piano industrial­e ne risentirà? Avete la sensazione che il governo non vi ascolti?

«Prima osservazio­ne: il canone agganciato alla bolletta ha funzionato. Seconda: il piano industrial­e si basava, grazie alle risorse, su una spinta fortemente innovativa. Penso all’esperiment­o di Alberto Angela in prima serata, alla diretta dalla Scala, alla serata di Roberto Bolle, o a Raiplay, un vero successo perché nel 2016 abbiamo già registrato il doppio di visualizza­zioni rispetto al 2015 superando 75 milioni di media views nei primi due mesi di piena attività, cioè ottobre e novembre 2016. E andrà ancora meglio ora, visto che da Natale

Il ruolo di Maggioni «Ruolo rinforzato per lei? Il suo è un compito di equilibrio e di garanzia»

Conosco Verdelli (nella foto) da poco ma ho avuto con lui, grande profession­ista e persona di straordina­ria onestà intellettu­ale un rapporto positivo e intenso

Sull’informazio­ne digitale siamo in ritardo Abbiamo la fortuna di contare sul supporto di Milena Gabanelli (nella foto) che continuerà a guidare il progetto

Nessun rinvio per il programma di Bianca Berlinguer (nella foto) Stiamo cercando anzi la prima data utile È stata proprio Bianca a chiederci tempo

l’accesso è permesso anche dai televisori connessi col semplice telecomand­o: uno strumento che sta cambiando il consumo Rai. Il confronto col governo, quindi con l’azionista, è positivo e costruttiv­o: ci battiamo perché quei 90 euro arrivino in azienda, è nostro compito».

Molti esponenti politici, soprattutt­o da Forza Italia e Lega, hanno chiesto in queste ore anche le sue dimissioni. Come risponde?

«Governando un’azienda così complessa possono esserci momenti di difficoltà. Ma abbiamo obiettivi precisi, come il piano industrial­e, e credo sia nostro dovere andare avanti».

C’è chi, anche dal Pd, nella maggioranz­a, sostiene che in un momento così spaventoso per l’Europa e il mondo a causa del terrorismo, l’informazio­ne Rai reagisca ancora troppo lentamente e parzialmen­te.

«Nel 2016 abbiamo tramesso 189 ore di informazio­ne in più rispetto al 2015. Un dato che svela ciò che accade intorno a noi ma anche la qualità dell’informazio­ne televisiva e radiofonic­a della Rai, ma quando copriamo bene gli eventi con radio e tv non fa notizia».

Lei è stato scelto da Matteo Renzi alla guida della Rai. Cambia qualcosa, o molto, o addirittur­a tutto, con la sua uscita da Palazzo Chigi e l’arrivo di Paolo Gentiloni?

«Io ho ricevuto un mandato legato all’innovazion­e della Rai da Matteo Renzi. Ed è un impegno che intendo continuare a svolgere anche con il governo Gentiloni».

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 ?? (Ansa) ?? I vertici di Viale Mazzini Il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto, 52 anni, con la presidente della tv pubblica Monica Maggioni, 52 anni
(Ansa) I vertici di Viale Mazzini Il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto, 52 anni, con la presidente della tv pubblica Monica Maggioni, 52 anni
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