Roma e Berlino più divise
Partita Berlino vuole che la Bce riduca gli stimoli di cui l’Italia ha bisogno
Le conseguenze dirette del balzo dell’inflazione nel 2016 (+1,1 a dicembre, anno su anno) rischiano di mettere su una traiettoria di conflitto o almeno di divergenza Berlino e Roma, di creare problemi nella Bce, di scuotere gli equilibri nella Ue.
Pensare fuori dagli schemi, quando si guarda l’economia di questi tempi: è la lezione numero uno che il 2016 ha regalato al 2017. E andrebbe applicata al dato pubblicato ieri da Eurostat sull’inflazione nell’eurozona: 1,1% a dicembre anno su anno, la lettura più alta dal settembre 2013. Le conseguenze dirette del balzo dell’inflazione (era lo 0,6% in novembre) sono parecchie e importanti. Rischiano di mettere su una traiettoria di conflitto o almeno di divergenza Berlino e Roma, di creare problemi nella Bce, di scuotere gli equilibri nella Ue. Occorrono nervi saldi.
La Germania — intesa come governo e istituzioni, Bundesbank in testa — aumenterà la pressione sulla Banca centrale europea affinché riduca il forte stimolo all’economia in corso. La Bce e Mario Draghi risponderanno quasi certamente, e formalmente alla prossima riunione del Consiglio dei governatori di marzo, che il momento dell’uscita dalla politica monetaria non convenzionale (chiamato tapering) non è ancora arrivato. Ognuno porterà ragioni forti. Sul fronte tedesco, ieri gli economisti di Allianz, per esempio, sostenevano che l’inflazione nell’area euro sarà già all’1,5% il mese prossimo e vicina al target della Bce del 2% più avanti nell’anno: la Banca centrale dovrebbe dunque dichiarare di essere pronta a ridurre velocemente l’acquisto di titoli sui mercati. Altri economisti e politici tedeschi sostengono che Francoforte dovrebbe iniziare a ridurre gli acquisti già da aprile, a un ritmo inferiore ai 60 miliardi al mese previsti. L’inflazione è all’1,7% in Germania — sottolineano — vicina all’obiettivo della Bce.
Molti analisti non tedeschi si aspettano invece che Draghi mantenga l’impegno di stare sui mercati nei termini decisi alla riunione di politica monetaria dello scorso 8 dicembre. Perché il dato dell’1,1% di ieri è influenzato dal prezzo del petrolio, che nel dicembre 2015 era molto basso e ora è salito. Tanto che l’inflazione «core», quella che non considera energia e prodot- ti alimentari, è ancora bassa, salita dallo 0,8 allo 0,9%. Il presidente della Bce ha più volte detto che il forte stimolo potrà essere ridotto solo quando l’inflazione sarà vicina al 2% e soprattutto sarà in grado di alimentarsi senza bisogno degli acquisti sui mercati della Bce.
In questo confronto tra Berlino e Francoforte entra la politica ed entra Roma. In Italia, lo stimolo della Bce è ancora necessario: l’inflazione è sì salita, ma solo dallo 0,1% di novembre allo 0,5%, e l’intero 2016 è stato il primo anno di deflazione dal 1959. La divergenza dell’andamento dei prezzi tra Germania e Italia rischia di diventare divergenza politica, se assumerà toni polemici forti. Negli ultimi mesi, questi toni si sono alzati soprattutto dalla parte italiana durante la campagna per il referendum costituzionale. Ora, potrebbero crescere in Germania, dove i partiti sono impegnati in una lunga campagna elettorale (si vota in autunno) nella quale la situazione dell’economia e delle finanze pubbliche della Penisola sono già elemento di dibattito. E dove la politica della Bce di stimolo e di tassi negativi è ogni giorno più criticata e descritta come tagliata più sulle esigenze dell’Italia che non su quelle dell’intera eurozona.
Così come durante la campagna per il referendum
Agenda Se i toni da noi si sono alzati durante la campagna per il referendum costituzionale, per i tedeschi la temperatura salirà in vista del voto
costituzionale il governo e in generale i partiti tedeschi non hanno mai risposto alle polemiche italiane, sarebbe positivo che la politica italiana reciprocasse, di fronte alle critiche tedesche che stanno già montando e cresceranno. La divergenza tra le due economie è strutturale, come ha raccontato ieri l’inflazione: andrebbe ridotta con riforme nazionali ed europee, non fatta diventare anche politica.
E un atteggiamento pacato, soprattutto nei confronti della Bce, lo dovrebbe tenere anche Berlino. Pensare fuori dagli schemi significa sapere che al giorno d’oggi tutto può cambiare repentinamente, perché la politica è tornata a guidare le danze. Ed è una politica imprevedibile. Che potrebbe annichilire l’esuberanza del dollaro. Che potrebbe avere punti di caduta forti nella relazione tra Washington e Pechino. Che potrebbe fare vacillare la Ue alle elezioni in Olanda o in Francia. E via dicendo. Un quadro in cui Draghi e la Banca centrale andrebbero lasciati nella libertà di rispondere alle svolte della politica e della geopolitica. È questione di responsabilità, a Roma e a Berlino.