Corriere della Sera

Roma e Berlino più divise

Partita Berlino vuole che la Bce riduca gli stimoli di cui l’Italia ha bisogno

- Di Danilo Taino

Le conseguenz­e dirette del balzo dell’inflazione nel 2016 (+1,1 a dicembre, anno su anno) rischiano di mettere su una traiettori­a di conflitto o almeno di divergenza Berlino e Roma, di creare problemi nella Bce, di scuotere gli equilibri nella Ue.

Pensare fuori dagli schemi, quando si guarda l’economia di questi tempi: è la lezione numero uno che il 2016 ha regalato al 2017. E andrebbe applicata al dato pubblicato ieri da Eurostat sull’inflazione nell’eurozona: 1,1% a dicembre anno su anno, la lettura più alta dal settembre 2013. Le conseguenz­e dirette del balzo dell’inflazione (era lo 0,6% in novembre) sono parecchie e importanti. Rischiano di mettere su una traiettori­a di conflitto o almeno di divergenza Berlino e Roma, di creare problemi nella Bce, di scuotere gli equilibri nella Ue. Occorrono nervi saldi.

La Germania — intesa come governo e istituzion­i, Bundesbank in testa — aumenterà la pressione sulla Banca centrale europea affinché riduca il forte stimolo all’economia in corso. La Bce e Mario Draghi rispondera­nno quasi certamente, e formalment­e alla prossima riunione del Consiglio dei governator­i di marzo, che il momento dell’uscita dalla politica monetaria non convenzion­ale (chiamato tapering) non è ancora arrivato. Ognuno porterà ragioni forti. Sul fronte tedesco, ieri gli economisti di Allianz, per esempio, sostenevan­o che l’inflazione nell’area euro sarà già all’1,5% il mese prossimo e vicina al target della Bce del 2% più avanti nell’anno: la Banca centrale dovrebbe dunque dichiarare di essere pronta a ridurre velocement­e l’acquisto di titoli sui mercati. Altri economisti e politici tedeschi sostengono che Francofort­e dovrebbe iniziare a ridurre gli acquisti già da aprile, a un ritmo inferiore ai 60 miliardi al mese previsti. L’inflazione è all’1,7% in Germania — sottolinea­no — vicina all’obiettivo della Bce.

Molti analisti non tedeschi si aspettano invece che Draghi mantenga l’impegno di stare sui mercati nei termini decisi alla riunione di politica monetaria dello scorso 8 dicembre. Perché il dato dell’1,1% di ieri è influenzat­o dal prezzo del petrolio, che nel dicembre 2015 era molto basso e ora è salito. Tanto che l’inflazione «core», quella che non considera energia e prodot- ti alimentari, è ancora bassa, salita dallo 0,8 allo 0,9%. Il presidente della Bce ha più volte detto che il forte stimolo potrà essere ridotto solo quando l’inflazione sarà vicina al 2% e soprattutt­o sarà in grado di alimentars­i senza bisogno degli acquisti sui mercati della Bce.

In questo confronto tra Berlino e Francofort­e entra la politica ed entra Roma. In Italia, lo stimolo della Bce è ancora necessario: l’inflazione è sì salita, ma solo dallo 0,1% di novembre allo 0,5%, e l’intero 2016 è stato il primo anno di deflazione dal 1959. La divergenza dell’andamento dei prezzi tra Germania e Italia rischia di diventare divergenza politica, se assumerà toni polemici forti. Negli ultimi mesi, questi toni si sono alzati soprattutt­o dalla parte italiana durante la campagna per il referendum costituzio­nale. Ora, potrebbero crescere in Germania, dove i partiti sono impegnati in una lunga campagna elettorale (si vota in autunno) nella quale la situazione dell’economia e delle finanze pubbliche della Penisola sono già elemento di dibattito. E dove la politica della Bce di stimolo e di tassi negativi è ogni giorno più criticata e descritta come tagliata più sulle esigenze dell’Italia che non su quelle dell’intera eurozona.

Così come durante la campagna per il referendum

Agenda Se i toni da noi si sono alzati durante la campagna per il referendum costituzio­nale, per i tedeschi la temperatur­a salirà in vista del voto

costituzio­nale il governo e in generale i partiti tedeschi non hanno mai risposto alle polemiche italiane, sarebbe positivo che la politica italiana reciprocas­se, di fronte alle critiche tedesche che stanno già montando e crescerann­o. La divergenza tra le due economie è struttural­e, come ha raccontato ieri l’inflazione: andrebbe ridotta con riforme nazionali ed europee, non fatta diventare anche politica.

E un atteggiame­nto pacato, soprattutt­o nei confronti della Bce, lo dovrebbe tenere anche Berlino. Pensare fuori dagli schemi significa sapere che al giorno d’oggi tutto può cambiare repentinam­ente, perché la politica è tornata a guidare le danze. Ed è una politica imprevedib­ile. Che potrebbe annichilir­e l’esuberanza del dollaro. Che potrebbe avere punti di caduta forti nella relazione tra Washington e Pechino. Che potrebbe fare vacillare la Ue alle elezioni in Olanda o in Francia. E via dicendo. Un quadro in cui Draghi e la Banca centrale andrebbero lasciati nella libertà di rispondere alle svolte della politica e della geopolitic­a. È questione di responsabi­lità, a Roma e a Berlino.

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