«Alla qualità della spesa non si rinuncia, si elimina lo spreco»
Pugliese (Conad): più pesce e biologico
I prezzi scendono, come mai era accaduto dal ’59, ma chi frequenta il supermercato non sembra accorgersene. Sia perché le abitudini di spesa del singolo consumatore, ovviamente, possono differire anche molto da quelle della popolazione nel suo complesso (quella dell’Istat) sia perché, in realtà, i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti nel 2016. Di poco (+0,2%), ma non c’è stata deflazione nel carrello della spesa. Con prezzi che, comunque, non schizzano, il consumatore può guardare alla qualità e se vuole risparmiare elimina gli sprechi. Questa è l’analisi di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad. Che spiega come nell’era dei prezzi bassi il consumatore italiano che guarda alla qualità ed elimina gli sprechi preferisce sempre più pesce alla carne, mangia più frutta e verdura, beve meno ma meglio ed è affascinato dai prodotti eticamente sostenibili.
In un anno di deflazione i prezzi degli alimentari sono cresciuti dello 0,2%. Poteva andare peggio.
«Guardi, il totale dei consumi alimentari è di 151 miliardi. Ma, di questi, solo il 68% sono consumi in casa, derivanti dalla spesa. Il restante 32% arriva da consumi effettuati fuori casa che nel 1970 pesavano solo per il 12%. Forse sono soprattutto questi prezzi che aumentano, come quelli dei piccoli negozi specializzati. Non quelli della Grande distribuzione».
Quindi la spesa si può fare ancora bene. Come cambiano i consumi degli italiani con prezzi che non schizzano e comunque in anni di crisi?
«Se guardiamo indietro nel tempo, dal 2000 al 2015 il consumo di cibo giornaliero è passato da 2,58 a 2,33 chilogrammi a testa. Moltiplichi 250 grammi per 60 milioni di italiani per 365 giorni e avrà l’idea di quanto
si mangi di meno in Italia». Oltre 5 milioni di tonnellate in meno all’anno.
«Ecco. Diciamo che questo è uno degli effetti positivi della crisi. Si mangia di meno ma non peggio». Da cosa si può dedurre che non si mangia peggio?
«Da come cambiano le modalità di acquisto dei consumatori: dividendo la popolazione sulla base dell’orientamento al prezzo e al servizio, si nota che dal 2008 a oggi l’incremento maggiore, dal 49 al 56%, si è avuto per i consumatori più razionali, quelli con alto orientamento sia al prezzo che al servizio. Quelli che fanno della convenienza selettiva la loro bussola, che comprano quando serve, che sono molto attenti a non sprecare. Che spesso utilizzano la marca del distributore.
Si spiega anche così il calo del fatturato». Perché le marche dei distributori costano meno.
«Esattamente. I prodotti a marca commerciale pesano al 19% nel totale della grande distribuzione, ma da noi anche di più: un prodotto su tre è a marca Conad. La qualità è equiparata a quella del leader ma il prezzo, in media, è più basso dal 25 al 30%. E il fatturato cala».
Con il prezzo favorevole, il consumatore ha più margini di scelta. Come sono cambiati i consumi nel 2016?
«C’è stato un cambiamento importante nei freschissimi: il consumo di carne è sceso del 3,6% e quello del pesce è aumentato del 6,8%». Sulla scia delle scelte salutiste degli ultimi anni.
«Sì, con numeri crescenti. Non è che la carne faccia male, sia chiaro. Ma sicuramente
Il profilo I consumatori con alto orientamento al prezzo e al servizio sono cresciuti dal 49 al 56%
mangiare carne rossa tutti i giorni può dare problemi». Pesa anche la diffusione della cucina vegana?
«I vegani pesano per lo 0,1% sul totale della popolazione italiana. Quindi non credo. Diverso, invece, dire che c’è una crescente attenzione per il mondo vegetale: l’equilibrio tra proteine derivanti dal mondo animale e da quello vegetale si sta spostando». Come si è tradotto in termini numerici?
«Il consumo di verdure è cresciuto dell’1,5%, quello di cereali e legumi secchi del 12%, quello della frutta del 12,4%. Il vero boom, però, è un altro». Quale?
«Quello del biologico: da un’incidenza dello 0,7% si è passati al 3%, per un mercato che vale un miliardo». Torna l’attenzione allo stile di vita sano.
«Esattamente. Come testimonia il +30% dei prodotti gluten free e il + 15% di quelli a base di soia. Ma anche la crescita del 13,5% della frutta secca che, ormai, non si mangia solo a Natale. E, infine, dei prodotti eticamente sostenibili, cresciuti del 28%: anche preservare l’ambiente è un sano stile di vita».