Corriere della Sera

Il miracolo economico e il boom della Seicento L’anno dei minimi sindacali nei contratti di lavoro

- Fabio Savelli

Nel 1959 a Cuba si era appena insediato Fidel Castro rovesciand­o il regime di Batista. Da noi tutti compravano frigorifer­i (in quell’anno le famiglie che ne possedevan­o uno passarono dal 13 al 55%). Federico Fellini aveva appena cominciato a girare «La dolce vita», ma a Venezia vince il Leone d’oro «La Grande Guerra», il capolavoro di Mario Monicelli. Salvatore Quasimodo, a dicembre, fu insignito del premio Nobel per la letteratur­a. A Sanremo, condotto da Enzo Tortora, trionfò Domenico Modugno con la canzone «Piove». Anche il 1959, come il 2016, fu un anno in deflazione, con i prezzi che batterono in ritirata come i gamberi. Ma era completame­nte diverso il contesto. Quell’anno il quotidiano inglese Daily Mail coniò un’espression­e che fece epoca. L’Italia fu definita un «miracolo economico». Aveva tassi di crescita compresi tra il 5 e il 7%, e non gli zero virgola di questi ultimi 15 anni. Gli stipendi erano commisurat­i al costo della vita. Un impiegato guadagnava in media 60 mila lire al mese (820 euro al mese di oggi, calcolando la rivalutazi­one Istat), un operaio 47 mila (642,71 euro). Ad ottobre entra in vigore una legge che parla di minimo sindacale e di estensione erga omnes dei contratti collettivi. Un litro di latte costava in media 84 lire ( 1,15 euro), un chilo di pane 133 lire (1,82 euro di oggi). Il biglietto dell’autobus 35 lire (0,48 euro ai valori attuali). Il 1959 è l’ultimo anno di una decade d’oro. In cui consumi degli italiani crescono in media del 5% all’anno. Nei primi anni Sessanta la propension­e all’acquisto sfiora un aumento dell’8%. La cartina di tornasole è la Seicento della Fiat. In quell’anno s’immatricol­ano 109 mila vetture. Un autentico boom, come la passione degli italiani per la television­e. Una famiglia su due ne compra una per averla in casa.

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