Cona, i migranti trasferiti tra le polemiche Dal Veneto all’Emilia Romagna. Zaia: questi sono ex guerriglieri, non profughi
Se ne sono andati sorridenti, abbracciando gli amici prima di salire sui pullman spediti dalla prefettura di Venezia a prelevarli, destinazione Bologna. Come da ordine del Viminale, 109 migranti hanno lasciato ieri il centro di prima accoglienza allestito nell’ex base missilistica di Cona, nel Veneziano. Ma non sono quelli che lunedì, dopo la morte di Sandrine Bakayoko, hanno scatenato la rivolta impedendo ai dipendenti della cooperativa Ecofficina di lasciare la struttura.
La priorità è stata data alle donne, ai loro compagni e agli ospiti che da più tempo si trovavano nel centro. Hanno abbandonato un campo definito dai deputati di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e Giovanni Paglia dopo l’ispezione di ieri «inumano e inadeguato», e si sono lasciati alle spalle le richieste di «espulsione immediata» lanciate da Lega Nord, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle nelle ore immediatamente
La Procura Nordio: «Ora vogliamo capire se ci siano state infiltrazioni di stampo terroristico»
successive alla notte dei fuochi. Per ritrovarle non appena sono arrivati all’hub di Bologna, meta intermedia in vista di un nuovo smistamento nei centri dell’Emilia Romagna.
«Siamo stanchi di vedere la nostra Regione utilizzata come una “pattumiera”» insorgono il capogruppo del Carroccio in Regione Alan Fabbri e il segretario nazionale della Lega emiliana Gianluca Vinci, mentre Forza Italia annuncia una manifestazione per sabato: «È inaccettabile che Bologna accolga chi ha l’arroganza di sequestrare operatori e organizzare rivolte» dice il capogruppo in Regione Galeazzo Bignami. Una sponda alla protesta arriva proprio dal Veneto, col segretario della Lega Gianantonio Da Re («In Africa li dovevano spedire») e il governatore Luca Zaia: «Quanto dovremo attendere per acclarare che ex guerriglieri non sono profughi? La soluzione non è certo realizzare un Cie in ogni Regione. In Veneto i migranti che non hanno diritto all’asilo sono 20 mila: facciamo la città dei clandestini?».
Intanto la procura di Venezia continua ad indagare sui fatti di Cona con ipotesi di danneggiamento, violenza privata e sequestro di persona: «Ma vogliamo capire anche se ci siano state infiltrazioni di tipo terroristico» spiega il procuratore capo Carlo Nordio.