Ora Grillo nega la «svolta garantista» Codice etico, nuovo attacco sul blog ai giornali. Ma il leader fa pace con Mentana. Ricorso degli ex grillini
MILANO Svolta garantista? Dietrofront? Niente di tutto ciò. Chi ha tratto queste conclusioni leggendo il nuovo codice di comportamento degli eletti per il Movimento 5 Stelle non è altro che un «dispensatore di bufale». E sul blog di Beppe Grillo parte un nuovo attacco ai mass media. «Il Movimento — chiarisce un post pubblicato ieri — garantisce ai cittadini che chi tra i suoi eletti non rispetta i principi a cui ha aderito come portavoce viene messo fuori dalla porta. Non aspettiamo il terzo grado di giudizio».
Per bollare come false le ricostruzioni di giornali e avversari politici M5S non ha bisogno del tribunale del popolo (o «giuria popolare») evocato solo poche ore prima dal suo garante. Chiarito che non ci sono problemi particolari con il tg di La7 («Si trattava di una denuncia politica per criticare il sistema mediatico nel suo complesso»), cosa che ha spinto il direttore Enrico Mentana a rivedere l’intenzione di sporgere querela, i pentastellati tengono alta la tensione sul tema etico: «Se nel Pd si applicasse lo stesso nostro codice, non resterebbe quasi più nessuno. Perché non lo fanno?».
E partono all’assalto ricordando i casi di illustri iscritti al Pd che, pur coinvolti in inchieste giudiziarie (da Soru a De Luca), non hanno lasciato lo scranno. Rimediando così le risentite repliche su più fronti. Per Stefano Pedica (Pd) «Grillo, come al solito, avanza a passo di gambero: vara il codice etico e subito dopo nega la svolta garantista», mentre secondo Debora Bergamini (FI) «la svolta garantista dei grillini è durata soltanto poche ore, rimangono i giustizialisti di sempre e senza alcuna credibilità».
Durissimo anche il sindaco di Parma Federico Pizzarotti che parla di «doppiopesismo». «Finché ci sarà una struttura» che valuta «sulla base di principi soprattutto personali — ha detto — è evidente che ci saranno sempre due pesi e due misure». E pronti a dare battaglia sono anche i parlamentari espulsi dal Movimento e gli «epurati» in occasione delle elezioni di Roma e Napoli. Si profila un ricorso contro il codice e il non Statuto.