Il ricorso
Il prossimo 24 gennaio la Corte costituzionale sarà chiamata a pronunciarsi sui ricorsi presentati per eccepire la presunta incostituzionali tà della nuova legge elettorale per la Camera nota come Italicum
Ogni giorno dal Nazareno si alza un appello, destinato a cadere nel silenzio e nel vuoto. «Chiediamo agli altri partiti se ci stanno a discutere o vogliono solo perdere tempo...», si sgola Lorenzo Guerini. Ma il tavolo per il dialogo sulla legge elettorale è un non-luogo, dove nessuno sembra intenzionato ad accomodarsi. E se i dem non si affannano a far decollare la trattativa è perché aspettano che il 24 gennaio la Corte costituzionale si pronunci sull’Italicum. E anche perché temono che il Mattarellum proposto da Renzi e approvato all’unanimità dalla direzione nazionale del Pd, altro non sia che una inafferrabile chimera.
Il primo ostacolo sulla strada del ritorno al sistema maggioritario, che porta il nome del capo dello Stato, è che Forza Italia e i centristi puntano al proporzionale. Il secondo scoglio riguarda il Pd e aggirarlo pare a dir poco arduo, finché il sentimento degli elettori non cambierà. Ai piani alti del Nazareno la spiegano con candore spiazzante: «La bandiera del Mattarellum dobbiamo tenerla alta, ma la verità è che in alcune regioni, come Sicilia, Calabria e Lazio, non prenderemmo un seggio».
La batosta del 4 dicembre costringe i dem a un bagno di
Il quadro
Si aspetta la Consulta FI e centristi puntano sul proporzionale, dubbi anche tra i dem realismo. Pallottoliere alla mano, franceschiniani ed ex popolari ragionano di larghe intese e modello tedesco. Ma anche i renziani cominciano ad ammettere che la vocazione maggioritaria è fallita con il referendum. La via di Berlino sembra obbligata, tanto più che Berlusconi non ha posto veti alla premiership di Renzi, anzi. L’unica ammissione che nessuno al Nazareno azzarda è che i giochi per un governo di grande coalizione possano iniziare prima del voto.
Il sottosegretario Gianpiero Bocci tifa ancora per il Mattarellum e ritiene che «partire con la convinzione di dover fare in premessa le larghe intese non sia un buon servizio al Paese». Se dalla Consulta uscirà un sistema proporzionale omogeneo tra Camera e Senato,