La bimba ferita nel raid per il pizzo mentre passeggia con il padre
Napoli, colpita da un proiettile alle gambe: ha 10 anni. Gravi tre senegalesi
Tra i vicoli del centro storico, dove ancora si fatica a camminare tanto sono pieni di turisti, e quelli di Forcella e della Maddalena, con le loro bancarelle piene di cianfrusaglie o di borse e occhiali da sole rigorosamente falsi, c’è soltanto il rettilineo di via Duomo. In pratica sono la stessa cosa, eppure da una parte si vive una Napoli che fa innamorare — piena di chiese, opere d’arte, cortili incantevoli — dall’altra una che fa paura. Una Napoli dove si spara a qualunque ora, e dove una bambina di dieci anni che sta passeggiando con il papà si può ritrovare con le gambe spezzate da un proiettile perché certo la sua presenza (e di tanti altri ) non ha fermato chi stava lì a regolare a colpi di pistola una questione d’affari. Ovviamente illeciti.
M. D. G. vive a Melito, un paese della provincia, e ieri era a Napoli proprio per andare con il papà a vedere quel centro della città che mai come in questo periodo è gettonatissimo. La sua giornata è invece continuata all’ospedale Santobono, in sala operatoria, dove i medici le hanno ricomposto le fratture che un solo proiettile
è riuscito a procurarle trapassandole una caviglia e ficcandosi nell’altro piede. È stata colpita mentre passava davanti a un paio di bancarelle di ragazzi africani proprio mentre scattava una spedizione punitiva nei loro confronti.
In guerra le chiamano vittime collaterali, la camorra invece non ha bisogno di definizioni ipocrite: la camorra spara e basta, chi si trova in mezzo,
fatti suoi.
Stavolta l’obiettivo erano alcuni venditori ambulanti senegalesi che si erano rifiutati di pagare un extra natalizio sul pizzo che di volta in volta versano ai clan del quartiere in cui mettono le bancarelle. Nella zona della Maddalena di bancarelle ce ne sono un centinaio, e per la camorra ognuna vale cento euro al mese. Tutti pagano, nessuno denuncia, e il clan intasca quei diecimila euro ogni trenta giorni che servono per arrotondare i guadagni che le stesse bancarelle già fruttano vendendo prodotti dell’industria del falso che è pure quella nelle mani della camorra.
Negli ultimi anni in quella zona sono cambiati più volte gli equilibri, ma per gli ambulanti non è cambiato niente: che comandassero le famiglie storiche o la paranza dei bambini (che qui non è un libro ma un clan di giovanissimi) c’è sempre stato qualcuno che si è presentato a incassare la tangente a prezzo fisso. E che non si aspettava di ricevere un rifiuto quando è andato a pretendere 50 euro in più come una tantum sugli incassi di Natale. Ma gli ambulanti senegalesi sono stati molto decisi: hanno detto no e non hanno fatto marcia indietro nemmeno quando un paio di loro sono stati aggrediti e pestati. Anzi, l’altro giorno hanno organizzato pure una specie di serrata, non presentandosi in via Annunziata con la loro mercanzia.
Ma tanta determinazione non è servita comunque a far cambiare idea ai camorristi della zona. Che ieri mattina sono passati dai pugni e calci alle pistole. Tre ragazzi senegalesi sono stati feriti gravemente, e si debbono ritenere fortunati, perché volevano ucciderli. E, ricordando Silvia Ruotolo, Annalisa Durante e tante altre vittime per caso, va considerata una fortuna anche che la bambina sia stata soltanto ferita. Una fortuna, però, tristissima.