Don Andrea, le sette amanti e l’accusa di sfruttamento nella canonica degli scandali
Padova, il parroco precedente allontanato perché aveva un figlio
uomini o relazioni, ero impegnata in parrocchia con il volontariato».
Si dirà: esagerazioni. Può essere, ma di certo quel che hanno scoperto durante una perquisizione gli investigatori, coordinati dal procuratore Matteo Stuccilli e dal pm Roberto Piccione, è sorprendente. In una stanzetta chiusa a chiave all’ultimo piano della canonica, un campionario da sexy shop: stivali di gomma col tacco, collari, bustini, manette, corsetti e sex toys. Il tutto accanto a un crocefisso riverso. Il profano più estremo e il sacro svilito.
Ma la cosa più importante dal punto di vista investigativo è stata un’altra: l’agenda cartacea di don Andrea. Perché lì dentro ci sono i nomi di molte donne. Contattate subito dai carabinieri, ne esce un quadro del tutto inatteso: sei di loro, inconsapevoli delle altre, hanno confessato di aver avuto rapporti con il prete. Consenzienti. In un solo caso poco desiderati. Ma le audizioni delle signore sono in corso e dunque i numeri potrebbero cambiare. Emerge un tratto comune alle varie storie: tutte le amanti dicono che il primo approccio con il sacerdote è avvenuto in un momento di crisi coniugale o di debolezza. Ragione per cui San Lazzaro è diventata per don Andrea un terreno minato. «Penso che i mariti siano molto nervosi», traduce la ragazza del panificio «da Ivone», di fronte alla chiesa. Nel frattempo l’indagato ha prudentemente deciso di levare le ancore. Gliel’ha chiesto il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, al quale ha dato le dimissioni. «Non voglio fare alcun commento», ha tagliato corto l’avvocato Michele Deve rispondere anche di porto d’armi abusivo La curia ammette: «Stavamo indagando»
Godina, suo difensore.
La Curia di Padova era al corrente della situazione. «In seguito ad alcune segnalazioni avevamo avviato un’indagine “previa”, come dicono i canoni 1717 e 1718 del diritto canonico», ha spiegato la Diocesi che però ha rifiutato di consegnare al pm il fascicolo. Invoca i Patti Lateranensi, cioè gli accordi fra Stato e Chiesa che prevedono la trasmissione degli atti solo con il consenso delle persone coinvolte. E la parrocchiana coinvolta non ci sta a uscire allo scoperto: «Per me era una storia d’amore».