Come si viaggia spensierati nell’auto che si guida da sola
Alla fiera hi-tech di Las Vegas un test del prototipo, tra relax e shopping online
LAS VEGAS Prima dal parrucchiere poi a pranzo con i genitori, quindi un po’ di palestra e una cena fuori per due: la giornata di Elisa è fin troppo rilassata per essere vera. La sua è un’agenda creata da Bmw per mostrare come sarà la vita del futuro, con assistenti virtuali (intelligenti e residenti nel cloud) che ci accompagnano a bordo di auto che guidano da sole. Siamo al Ces di Las Vegas, la fiera dell’elettronica che inizia oggi e che da 50 anni — la prima edizione era del 1967 — mostra cosa aspettarci nei prossimi mesi di evoluzione digitale. La casa tedesca, così come i principali marchi automobilistici, è presente al Consumer Electronic Show da qualche anno malgrado la prossimità con il Salone di Detroit — al via l’8 gennaio — proprio perché è nelle auto che sta avvenendo la rivoluzione tecnologica più veloce.
La giornata di Elisa, che abbiamo vissuto in prima persona, è iniziata dando uno sguardo a Las Vegas da una finestra interattiva: sulla vista della Strip sono apparsi gli impegni della giornata, il parrucchiere e quant’altro, con dettagli, orari e percorsi da compiere. Ci siamo quindi spostati nel parcheggio dove un’auto intelligente ci stava aspettando per condurci in una giornata di tutto riposo. La G30 Serie 5 ci ha accolto al suo interno con la promessa di farci fare meno fatica possibile e di concederci lungo la strada del tempo per svolgere altre attività.
Grazie al sistema chiamato Open Mobility Cloud, l’auto era già a conoscenza dei nostri impegni e sapeva dove portarci e quando. Dopo un breve tragitto di guida «tradizionale», il sistema era pronto per guidare da solo: abbiamo imboccato la highway e quindi sollevato le mani dal volante per dedicarci ad altro. Come chiedere a Cortana, l’assistente di Microsoft integrato, di prenotare il ristorante o compare un regalo alla mamma con Amazon Prime. L’auto ha comunicato al sito di e-commerce il nostro tragitto e un fattorino di Jeff Bezos si è fatto trovare lungo la strada per consegnarci il pacchetto. Nel frattempo, attraverso la voce e i gesti riconosciuti dal cruscotto — che in futuro diventerà un ologramma — abbiamo chiesto alla macchina di raccontarci i luoghi di interesse della città.
L’auto che abbiamo provato è di serie, così come la dotazione tecnologica a bordo. Ma questo non significa che l’esperienza si possa già replicare nel quotidiano: si è trattato di una sorta di «esperimento» fatto in laboratorio, in un ambiente controllato. La G30 aveva un livello di automazione 3, cioè una vettura autonoma — dotata di un software capace di apprendere — che necessita dell’immediato intervento umano in caso di necessità. Ma si tratta di un’automazione definita «dimostrativa», lontana da quel 2021 che gli ingegneri tedeschi hanno indicato come l’anno in cui la vita «assistita» sarà alla portata di tutti.
Almeno al di fuori del Ces di Las Vegas. Dove molti marchi hanno portato la propria idea di vettura a guida autonoma. Da Hyundai, che ha messo i giornalisti al volante di alcuni prototipi della Ioniq in cui si veniva accolti dall’assistente virtuale di Google, fino alla concept car di Bosch, capace di adattarsi al guidatore riconoscendolo dal volto. L’auto del futuro diventerà così il terzo luogo «abitabile» della giornata, da cui si potrà proseguire quanto lasciato in sospeso al lavoro — mail a cui rispondere, un Powerpoint da completare —e a casa. Con la spesa da fare, suggerita dal frigorifero «smart», e la lavapiatti da avviare.