LA QUESTIONE DELL’IDENTITÀ OGGI NON È PIÙ RINVIABILE
Caro direttore, sento forte il dovere, pur consapevole della mia inadeguatezza, di dare il mio personale contributo alle tesi sull’identità così sapientemente proposte dal professore Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 3 gennaio 2017. Finalmente! Questo tema non deve cadere nel vuoto, com’è accaduto altre volte in passato, per esempio quando l’Europa si interrogava se fosse corretto o meno fare riferimento alle sue origini cristiane. Sono convinto che prima del Pil, dell’economia e dei tanti problemi del momento venga la questione identitaria. Se non sappiamo chi siamo e da dove veniamo non abbiamo futuro.
Scrive Panebianco: «La secolarizzazione/scristianizzazione porta con sé l’impossibilità di capire un fenomeno del genere (Isis)». Aggiungerei: non solo. Il punto, a mio avviso, sta proprio qui.
L’Occidente così come lo conosciamo è frutto, sostanzialmente, del Cristianesimo e, soprattutto, della Chiesa cattolica. Basta ipocrisie: possibile che si possa combattere qualunque pregiudizio ma non quello anticattolico o anticristiano? Nell’economia e nella politica il compromesso a volte aiuta, ma non in questo caso. È ora di finirla con gli equivoci: l’identità cristiana, anzi cattolica, non riguarda solo i preti», ma tutti.
Contrariamente alla vulgata laicista, il trionfo della ragione non fu l’Illuminismo, che semmai ne fu uno dei frutti, ma fu il Cristianesimo. Dio è ragione assoluta. Il Vangelo non è scritto direttamente da Dio ma è mediato dall’uomo. Di qui nasce la ricerca teologica della Verità che progredisce ma non finisce. San Paolo lo dice chiaramente: «La nostra conoscenza è imperfetta come imperfetta è la nostra profezia». Il Corano, invece, essendo scritto dietro dettatura da Dio, «è il libro su cui non ci sono dubbi». Questa è la differenza sostanziale!
Attraverso la ragione, l’uomo disvela la verità. Nei duemila anni di storia del Cristianesimo questo punto è stato messo in ombra da comportamenti umani non coerenti. Ma sempre la fede ha trovato supporto nella ragione perché Dio — l’idea stessa di Dio — non potrà mai trovarsi in contrasto con la ragione di cui è fonte e destino. Da questo dato di realtà sono nate la ricerca, la scienza, l’università, così come i diritti umani derivano dall’essere tutti figli di Dio e quindi tutti uguali senza distinzioni sul piano della dignità. La stessa separazione tra Stato e Chiesa nasce dal «Dare a Cesare quel che è di Cesare». In altre civiltà, tale separazione non è pensabile.
Andiamo alla radice. Se in tutto il resto del mondo non si sono sviluppati questi principi è perché non si conosceva Gesù Cristo!
Ridicolizzando queste convinzioni, che sono l’essenza, per credenti e non, del nostro essere qui, ora e così, si apre
la strada, come dice Panebianco: «A varie forme di regressione culturale... ci sono legioni di coloro che pensano seriamente che non ci siano differenze tra uomini e animali (domestici e non)». Bisogna ripartire da Cristo, avere l’orgoglio delle nostre radici e dunque credere nel futuro.
Da qui viene la spinta verso la scoperta, sempre in cammino, dell’uomo come insieme di corpo e anima e quindi capace di sentimenti, principalmente di amore. Senza amore non si comprenderebbero il bello, che è Dio, e quindi l’arte e la scienza, le attività umane più nobili che, ciascuna nel proprio ambito, ricercano l’Assoluto. Quell’Assoluto che sappiamo esi-
Basta ipocrisie Pare che oggi si possa combattere qualunque pregiudizio ma non quello anticattolico
stere perché lo avvertiamo dentro di noi.
Questo dobbiamo riscoprire e difendere. Questa è la base per credere in noi e nel futuro. Nel dialogo e nel confronto con le altre fedi e le altre culture, vinceranno la nostra testimonianza e la nostra convinzione. Vinceranno non perché capaci di imporsi. L’Occidente cristiano ha già cercato, nei secoli, simili forzature. Vinceranno perché, senza violenza ideologica, sapranno convincere nella ricerca del bene comune. Solo così i nostri fratelli islamici che rifuggono il terrorismo potranno essere aperti al confronto e non chiusi di fronte a un modello occidentale edonistico e materialista, senza valore né valori, che vedono come il male.
Diversamente finiranno con l’aver ragione i capi dello jihad quando dicono, cito sempre Panebianco, «che l’Europa è il ventre molle dell’Occidente che prima o poi sarà sottomesso».