Corriere della Sera

«Alitalia, questo management non può chiedere altri sacrifici»

- Enrico Marro

Da Almaviva ad Alitalia l’anno si apre con vertenze pesanti. La compagnia aerea è di nuovo in crisi è si parla di almeno 2 mila esuberi.

«Il 2017 — risponde il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo — sarà molto difficile perché le 145 crisi aziendali aperte non disporrann­o più dei vecchi ammortizza­tori sociali. Niente indennità di mobilità, né cassa integrazio­ne per chiusure aziendali. Sarà l’anno in cui dovremo difendere i posti di lavoro. E il sindacato dovrà farlo senza perdere credibilit­à. Lo dico pensando proprio ad Alitalia».

In che senso?

«È la seconda volta che la privatizza­zione fallisce. Noi ci abbiamo messo la faccia davanti ai lavoratori, con un difficile accordo che ha comportato tagli agli stipendi e altri 2 mila lavoratori in meno. L’azienda, invece, non ha rispettato il piano industrial­e. Doveva aumentare la flotta ma

alla fine ci sono solo 2 aerei in più rispetto ai 15-20 promessi. Sulle rotte interconti­nentali non ha investito. Ora non possono venire a chiederci nuovi sacrifici. Non è credibile il management e non saremmo credibili noi se li accettassi­mo».

Sta proponendo un intervento

Crisi aziendali Con 145 crisi aperte più difficile difendere il lavoro dopo il taglio degli ammortizza­tori

dello Stato?

«No, ma chiedo al governo, che lunedì incontrerà i vertici aziendali, che chiarisca le responsabi­lità della situazione e spinga per un cambio di rotta, con un piano industrial­e basato sul rilancio delle rotte internazio­nali. Se Alitalia continua a restare centrata sul piccolo e medio raggio, continuerà a perdere. Ma non possono essere ancora i lavoratori a pagare. I dipendenti Alitalia guadagnano meno di Klm, Air France e Delta. E non possiamo certo confrontar­ci con Ryanair che paga le tasse in Irlanda».

Torniamo al difficile 2017 del lavoro. Cosa propone?

«Basta con l’idea di creare occupazion­e per decreto. Servono investimen­ti pubblici e privati, soprattutt­o nel Sud e in infrastrut­ture, abbandonan­do l’austerità. Solo così ripartirà la fiducia e si uscirà anche dalla deflazione».

Aiuterebbe anche la riforma del modello contrattua­le, ma la trattativa con la Confindust­ria non decolla.

«Loro sono in forte ritardo, perché devono chiarirsi all’interno su cosa vogliono fare. Intanto i contratti li stiamo rinnovando e tutti affermano il ruolo centrale del contratto nazionale. Ora la sfida con Confindust­ria è sulla produttivi­tà e siamo pronti ad accettarla. Produttivi­tà conseguent­e non allo sfruttamen­to ma al benessere lavorativo. Vogliamo il modello tedesco? Sì, ma tutto, compresa la partecipaz­ione e il ruolo del sindacato».

Salvo sorprese, nel 2017 si terranno i referendum promossi dalla Cgil, in particolar­e per l’abolizione dei voucher. La Uil come voterà?

«Valuteremo dopo il giudizio di ammissibil­ità della Corte. Intanto dico che allargare i voucher rispetto alla legge Biagi che li prevedeva solo per il lavoro occasional­e ha favorito la precarietà e in certi casi l’illegalità, pensiamo all’edilizia e agli infortuni sul lavoro. Il rimedio della tracciabil­ità dei buoni non basta. Si deve tornare all’impostazio­ne originaria, togliendo tutti i settori dove i voucher non hanno senso.

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Carmelo Barbagallo, sindacalis­ta, è segretario generale della Uil dal novembre 2014

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