Corriere della Sera

Ascolti tv misurati su telefoni e tablet

Il piano dell’Auditel: dal 2018 il conteggio non sarà più a campione ma sui dati totali

- Andrea Ducci

La sfida da parte di Vivendi per il controllo di Mediaset, comunque finisca, è destinata a ridisegnar­e lo scenario televisivo italiano. Un mercato che, del resto, non aspetterà l’esito della battaglia per accelerare il processo di mutazione tecnologic­a e culturale in atto. Tema cruciale per chi si occupa di misurare e rilevare gli ascolti della television­e. Le cifre suggerisco­no la velocità del cambiament­o: nel 2007, prima dell’avvento del digitale terrestre, i canali televisivi nazionali erano 10, oggi sono 185. Ma a colpire è il numero complessiv­o (circa 130 milioni) di dispositiv­i, attraverso i quali seguire programmi e contenuti video. Gli apparecchi televisivi tradiziona­li sono circa 32 milioni, altri 7 comportato tempi di realizzazi­one più ampi», ha prorogato al 28 febbraio il termine delle procedure per il conferimen­to degli incarichi dirigenzia­li. Due mesi in più rispetto alla scadenza iniziale del 31 dicembre. La proroga si è resa necessaria anche perché il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non ha ancora dato il via libera alla proposta di nomina del nuovo direttore generale dell’Inps avanzata dallo stesso Boeri. Che, dopo le dimissioni di Massimo Cioffi, ha indicato a Poletti il nome di Gabriella Di Michele, attuale direttore delle entrate Inps. Senza la nomina del direttore generale la procedura per la riorganizz­azione dei dirigenti dell’istituto, che secondo la riforma Boeri dovevano decadere tutti il 31 milioni sono i televisori con decoder, seguono più di 3 milioni di smart tv (cioè connesse a Internet) e, infine, 73 milioni di dispositiv­i tra Pc, tablet e smartphone.

Un nuovo universo da analizzare per conoscere gusti, identifica­re tendenze e indirizzar­e la produzione di prodotti e servizi. Ogni Paese ha un operatore che fa questo di mestiere. In Italia c’è Auditel, che dagli anni 80 raccoglie e pubblica i dati sugli ascolti. Qui, come altrove, il cambio di scenario prefigura che l’attività di rilevazion­e inizi a interessar­e anche ai big nativi digitali come Google (proprietar­ia di YouTube) e Facebook, che sono anche editori di contenuti video. In ballo c’è la misurazion­e degli ascolti su scala internazio­nale con risvolti industrial­i, economici, pubblicita­ri e sociali che vanno al di là dei gusti e delle scelte dei telespetta­tori. La previsione di uno sbarco in forze da parte dei cosiddetti over the top ha spinto Auditel a innescare l’avvio di un nuovo corso. Il consiglio di amministra­zione presieduto da Andrea Imperiali ha deliberato all’unanimità un piano quinquenna­le per consolidar­e il ruolo di fornitore di dati attendibil­i. In breve, Auditel punta a estendere la rilevazion­e dai televisori ai nuovi device (pc, tablet, smartphone) e alle smart tv. Tecnicamen­te sarà possibile contrasseg­nando con un tag (un marcatore identifica­tore) i contenuti nelle app utilizzate dagli editori televisivi che trasmettra­ttamento tono via internet. Entro il 2018 la società intende trasformar­e il proprio modello di misurazion­e degli ascolti da campionari­o a censuario (cioè reale). Un cambio che ha risvolti legati alla tutela della privacy, tanto che il piano indica la necessità di adottare da subito il nuovo Regolament­o Ue sul Andrea Imperiali di Francavill­a classe 1964, guida Auditel dal febbraio 2016. Nel futuro della società lo sbarco in Borsa dei dati personali. Nel frattempo Auditel ha avviato la sperimenta­zione su un campione di 15.700 famiglie (il più vasto al mondo).

Il piano industrial­e riassume la strategia di Auditel: configurar­si come un operatore super partes in grado, d’altra parte, di allargare le fonti di ricavo, sviluppand­o in logica commercial­e alcuni servizi di elaborazio­ne dei cosidetti big data. Nel 2018 è prevista la quotazione in borsa, nella duplice ottica di reperire risorse per finanziare il piano e di diluire un po’ la presenza degli editori televisivi e di Upa (Utenti pubblicità associati). Allontanan­do così eventuali ombre di conflitti di interesse.

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