Rosneft, Intesa Sanpaolo in prima fila Maxi-prestito a Glencore e Qatar
Dal gruppo italiano fino a 5,2 miliardi. L’interesse dei gruppi internazionali
L’operazione Rosneft faceva gola a molte banche. Lo aveva ammesso l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a metà dicembre, quando i giochi per il finanziamento non erano ancora del tutto chiusi: «Siamo in competizione con tutti quei soggetti che vorrebbero avere l’operazione al posto nostro». Alla fine Intesa Sanpaolo ha vinto la partita: supporta con un finanziamento fino a un massimo di 5,2 miliardi di euro il consorzio formato da Glencore, leader mondiale nell’attività di produzione e trading di materie prime, e dal Fondo sovrano del Qatar (Qia) per l’acquisizione del 19,5% del capitale di Rosneft. Valore complessivo dell’operazione 10,2 miliardi di euro.
L’intenzione di cedere una quota del colosso energetico russo (l’inglese Bp ha già circa il 20% del capitale) era stata annunciata dal presidente Vladimir Putin un anno fa, sulla spinta del crollo del prezzo del barile che ha drammaticamente impoverito gli incassi statali. Ad aprile 2016 Intesa Sanpaolo, che in Russia ha una presenza storica con Banca Intesa guidata da Antonio Fallico e che da sempre ha un rapporto privilegiato con le imprese italiane e internazionali che operano nel Paese, ha ottenuto l’incarico di advisor della privatizzazione. Rosneft è tra le società russe colpite dalle sanzioni europee e americane decise in seguito all’annessione della Crimea da parte di Mosca. Ma Intesa ha avuto l’incarico da parte della controllante di Rosneft, Rosneftegaz, che invece non è soggetta ad alcuna sanzione o embargo. E il finanziamento, che sarà oggetto di sindacazione ed è coperto da un robusto pacchetto di garanzie, è stato chiuso con il veicolo societario che acquisterà le azioni di Rosneft. Il tutto, quindi, nel rispetto delle normative internazionali, come ha sottolineato nei giorni scorsi un portavoce della banca. Come accade in questi casi, di fatto è necessario anche il via libera degli organi di controllo del Tesoro, preposti alla verifica di operazioni del genere. E prima di Natale Palazzo Chigi ne era stato informato.
Già una ventina di banche internazionali, inclusi alcuni istituti americani, hanno manifestato interesse per partecipare all’operazione, che è stata organizzata e gestita dalla divisione corporate di Intesa Sanpaolo, guidata da Mauro Micillo, e da Banca Imi, presieduta da Gaetano Miccichè. I team di Micillo e Miccichè hanno dovuto trovare una soluzione con una struttura bancabile, come accade in questi casi, che tenga in equilibrio le esigenze dei due soci di avere flessibilità di manovra per ottenere un rendimento e le esigenze di protezione degli investitori che scattano al verificarsi di eventi imprevedibili.
L’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, con le sue «simpatie» russe, ha fatto osservare a più di un analista che nei prossimi anni le ambizioni di espansione internazionale di Rosneft, ridimensionate in parte dalle sanzioni, potrebbero subire un’accelerazione. Di recente il gruppo guidato da Igor Sechin, il potente braccio destro di Putin, è entrato con il 35% nella concessione del giacimento gigante di gas Zohr, nell’off-shore egiziano, scoperto dall’Eni e in ottobre ha siglato accordi per l’acquisizione delle raffinerie dell’indiana Essar Oil.