Corriere della Sera

L’accaniment­o (incomprens­ibile) anti-voucher

- Di Daniele Manca

Era dal 1991 che la Germania non registrava un’occupazion­e così alta: 43,4 milioni di persone con un lavoro. Una crescita dell’1% nel 2016 rispetto al 2015. 425 mila posti in più dicono le statistich­e. Un risultato dovuto a una buona crescita che le stime dell’Europa collocano all’1,9% nel 2016 e che continuerà all’1,5% nel 2017. Ma anche al contributo legato a strumenti di flessibili­tà all’ingresso nel mondo del lavoro come i mini job. Impieghi tanto flessibili quanto pagati poche centinaia di euro (450 per 15 ore), cifre modeste ma che permettono comunque di mantenere tassi di disoccupaz­ione bassissimi, attorno al 6%.

Come spesso accade si tende a generalizz­are. Ma sotto l’ombrello dei mini job ci sono molti diversi casi, da quello di casalinghe, pensionati e studenti che li usano per incrementa­re il proprio reddito e senza particolar­i oneri fiscali; a quello di settori come il commercio,

Germania In Germania i mini job hanno garantito un elevato tasso di occupazion­e

i servizi, l’agricoltur­a, che li usano per temporanei aumenti dell’occupazion­e; a infine le piccole e medie imprese che hanno spinto fortemente sull’automazion­e e usano i mini job come strumento di riduzione del costo del lavoro. Di sicuro assieme a molti problemi (uno per tutti: la copertura pensionist­ica a causa del minore ammontare dei contributi versati), per la Germania hanno rappresent­ato la possibilit­à di rendere più concreto un impiego per molte fasce di popolazion­e restate fuori dal mondo del lavoro. I voucher italiani potrebbero essere quello che i mini job sono in Germania? Sicurament­e no. Diverso lo strumento e le regole.

Ma quello che non si capisce è l’accaniment­o contro di essi. Si grida all’abuso e all’illecito che pure ci sarà. Ma, come ricordava ieri il giuslavori­sta Pietro Ichino a Lapresse, la loro abolizione farebbe perdere «occupazion­e marginale», ma non farebbe diminuire di certo «abusi e sfruttamen­to».

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