Italia al gelo, blocchi e vittime
Sette morti in 48 ore, Gentiloni alla Protezione civile. L’Anas: non andate al Sud
L’Italia sotto zero. Sette morti in due giorni. Vertice alla Protezione civile con il presidente del Consiglio Gentiloni. Papa Francesco mette a disposizione dei senzatetto le auto dell’Elemosiniere. L’Anas invita a non recarsi in Puglia, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e nel Nord-Est Sicilia. La coda davanti alla mensa dei francescani a Milano.
Per quest’uomo di strada, il romeno Pietro Mitrica appassionato di scrittori (Tolstoj e Hugo) e cantanti (Adele), la differenza la fanno le scarpe. Non la tipologia e non la misura, ma la gestione delle calzature. «Quando dormi all’aperto come capita a me, scegli intanto per bene il quartiere, e deve essere un quartiere di ricchi: c’è più polizia e stai al sicuro. Se non trovi un portico libero, cerchi le grate del metrò: qualche spiffero d’aria calda sale anche a tarda notte. Niente coperte, o meglio fondamentale è avere un bel sacco a pelo. Metti tre, quattro, insomma tutte le calze che puoi, e togli le scarpe che comunque con i piedi fasciati non riesci a indossare, stando attento a tirartele dentro e sistemarle in fondo. Mai lasciarle fuori, altrimenti le fregano: è la regola. Mai dimenticarsi di nascondere le scarpe, neanche se sei completamente ubriaco».
In coda per un piatto
Arrivano prima e si mettono in coda con largo anticipo. Come quelli che si piantano lì al
gate in assenza dell’aereo, pur sapendo che il sedile a bordo ci sarà. Anche alla mensa dei poveri dei cappuccini, in corso Concordia, un pasto c’è, ce n’è in abbondanza insieme alla professionalità dei frati che gestiscono la struttura, alla generosità dei volontari milanesi e alla necessità d’avere i documenti in regola, registrarsi e ritirare la tessera identificativa. Eppure alle cinque, dodici minuti e due gradi son già incolonnati in ventidue: l’anticipo d’un attimo all’interno può evitare congelamenti. Il 55enne Mitrica e gli amici romeni, esaurite le bottiglie di birra Moretti, le sigarette condivise e le sfide a dama con la scacchiera in bilico su un cestino dell’immondizia, prendono posto soffiando sulle mani nonostante siano sotto i guanti. La resistenza dei barboni. Si resiste al gelo e all’opportunità d’un posto letto nei dormitori, e uno dei motivi ce lo spiegherà Pietro, ex autista e separato. Quanto a barboni, è convinzione dei più esperti fra loro che girarci intorno è perfino offensivo; non bisogna ricorrere al francese (clochard) oppure al politicamente corretto (senzatetto), tanto il finale uno rimane: a terra e per terra.
Senza lavoro e famiglia
Mitrica ha grandi occhi azzurri umidi per l’alcol, il gelo oppure la tristezza non celata dai continui sorrisi; porta due canottiere, una camicia, un maglione, una giacca di pelle e pantaloni grigi che sembrano di un’altra epoca. «Vengo da Iasi, nell’alto della Romania, al confine con la Moldavia, e proprio per questo motivo mi considero fortunato. Nel senso che d’inverno da quelle parti ci sono anche meno trenta gradi. Sono in Italia da sedici anni. Avevo un lavoro e una moglie, stavamo insieme pagando l’affitto in un monolocale. Guidavo i camion. Poi l’azienda ha chiuso, mi hanno licenziato, l’affitto non riuscivamo a pagarlo, lei se n’è andata e io ho iniziato con i problemi. Con l’età che ho, chi mi assume? Recupero lavoretti a settimane alterne, una volta muratore, una volta imbianchino, ma mai niente di serio e duraturo, mai». Non c’è per forza un’origine da una storia misteriosa o di avventure, per un barbone, non c’è la coda di una parabola di ricchezze e di sperperi d’improvviso esauritasi. Si cade, semplicemente.
Nei dormitori
Alle cinque, cinquantuno minuti e un grado, in attesa ci sono quarantasei poveri. Altri europei e tanti, tantissimi nordafricani e africani, con un ragazzo senegalese avvolto in una giacca da sci che saluta Mitrica col pollice alzato. «Ogni tanto mi fermo in un dormitorio e sono l’unico bianco. È questo il problema: coi neri non ci vogliamo stare. Sputano, non rispettano le regole... Allora li mandi a quel paese e scappi! Di palazzi abbandonati ce ne sono. E di marciapiedi ne abbiamo a volontà, anche se la polizia e i carabinieri ti svegliano e insistono per riportarti al dormitorio. Oh, hanno ragione: si rischia di morire, e vedrai quanti ne moriranno con questo tempo. Preparati». Intorno agli uomini di strada, ci sono un hotel illuminato dalle decorazioni di Natale, un ristorante asiatico (camerieri con cuffiette alle orecchie per coordinarsi con lo staff), il cantiere degli scavi per il nuovo metrò e un ampio cielo dai colori contrastanti. Ti piace questa città? «No. Sono stato a Cremona un anno. Intorno c’erano i canali e il Po per pescare le carpe, mangiare e non chiedere la carità alle mense dei poveri... E poi c’erano le donne nere. Una colonna di donne nere, nelle strade... Se insistevi, con appena cinque euro avevi l’amore».