Corriere della Sera

Così Putin ha «spinto» Trump

- Giuseppe Sarcina

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Ecco il capo d’accusa contro Vladimir Putin. Con un documento senza precedenti i tre principali servizi segreti del Paese, Cia, Fbi e Nsa, ricostruis­cono l’offensiva «ordinata» dal presidente russo per «influenzar­e la campagna elettorale americana del 2016». Putin in persona dà il via libera ai «cyber attack» fin dalla primavera del 2015. Vuole destabiliz­zare gli Stati Uniti, alimentand­o lo scetticism­o dei cittadini. Poi, a partire dal marzo del 2016, il presidente russo affina gli obiettivi: «Aiutare Donald Trump, screditand­o Hillary Clinton».

Il fascicolo di 15 pagine diffuso l’altro ieri è la versione «declassifi­cata» di un lavoro più complesso consegnato al presidente Barack Obama. I vertici dei servizi, però, l’altro giorno ne hanno parlato per circa due ore con Trump. I due, ieri, hanno reagito in modo opposto. Il vincitore del 9 novembre sbeffeggia su Twitter «la grossolana negligenza del partito democratic­o che ha lasciato campo aperto agli hacker». Trump rimarca poi che «non viene inficiato il risultato delle elezioni». E, infine, conferma l’apertura verso Mosca: «Solo gli “stupidi” non capiscono che avere buone relazioni con la Russia è una

L’ostilità di Putin verso l’allora Segretario di Stato Hillary Clinton risale agli anni tra il 2011 e il 2012. Il leader del Cremlino è convinto che sia Hillary a «fomentare le proteste di massa contro il suo regime». Nel giugno 2016 Putin comincia a «rilasciare commenti pubblici» sulle elezioni Usa, «ma evita di indicare un’esplicita preferenza verso Trump, temendo che potesse diventare controprod­ucente negli Stati Uniti». Cia, Fbi e Nsa descrivono russo. Le mail trafugate sono quelle dei collaborat­ori più stretti di Hillary. I canali usati per «disseminar­e» su Internet le informazio­ni rubate sono tre: Guccifer 2.0, un soggetto che si dichiara un hacker indipenden­te rumeno, ma che sarebbe invece un russo; il sito DCLeaks.com e, soprattutt­o, WikiLeaks, la piattaform­a fondata da Julian Assange. Il materiale, però, e questo il report non lo dice, viene ripreso da tutti i media del mondo. Le mail svelano i legami di Hillary Clinton con i finanzieri di Wall Street; i rapporti ambigui della Fondazione di famiglia con Paesi come l’Arabia Saudita; le manovre contro Sanders.

La propaganda multimedia­le

Gli agenti di Putin mettono in campo più strumenti «per alimentare lo scontento negli Stati Uniti». Un allegato descrive l’attività dell’emittente tv RT America, «canale finanziato direttamen­te dal Cremlino» e diretto da Margarita Simonyan, ex capo della campagna di Putin nel 2012. Sul web operano blogger fiancheggi­atori e provocator­i, i «troll». «Mosca proverà a condiziona­re anche le elezioni nei Paesi alleati degli Usa».

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