Così Putin ha «spinto» Trump
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Ecco il capo d’accusa contro Vladimir Putin. Con un documento senza precedenti i tre principali servizi segreti del Paese, Cia, Fbi e Nsa, ricostruiscono l’offensiva «ordinata» dal presidente russo per «influenzare la campagna elettorale americana del 2016». Putin in persona dà il via libera ai «cyber attack» fin dalla primavera del 2015. Vuole destabilizzare gli Stati Uniti, alimentando lo scetticismo dei cittadini. Poi, a partire dal marzo del 2016, il presidente russo affina gli obiettivi: «Aiutare Donald Trump, screditando Hillary Clinton».
Il fascicolo di 15 pagine diffuso l’altro ieri è la versione «declassificata» di un lavoro più complesso consegnato al presidente Barack Obama. I vertici dei servizi, però, l’altro giorno ne hanno parlato per circa due ore con Trump. I due, ieri, hanno reagito in modo opposto. Il vincitore del 9 novembre sbeffeggia su Twitter «la grossolana negligenza del partito democratico che ha lasciato campo aperto agli hacker». Trump rimarca poi che «non viene inficiato il risultato delle elezioni». E, infine, conferma l’apertura verso Mosca: «Solo gli “stupidi” non capiscono che avere buone relazioni con la Russia è una
L’ostilità di Putin verso l’allora Segretario di Stato Hillary Clinton risale agli anni tra il 2011 e il 2012. Il leader del Cremlino è convinto che sia Hillary a «fomentare le proteste di massa contro il suo regime». Nel giugno 2016 Putin comincia a «rilasciare commenti pubblici» sulle elezioni Usa, «ma evita di indicare un’esplicita preferenza verso Trump, temendo che potesse diventare controproducente negli Stati Uniti». Cia, Fbi e Nsa descrivono russo. Le mail trafugate sono quelle dei collaboratori più stretti di Hillary. I canali usati per «disseminare» su Internet le informazioni rubate sono tre: Guccifer 2.0, un soggetto che si dichiara un hacker indipendente rumeno, ma che sarebbe invece un russo; il sito DCLeaks.com e, soprattutto, WikiLeaks, la piattaforma fondata da Julian Assange. Il materiale, però, e questo il report non lo dice, viene ripreso da tutti i media del mondo. Le mail svelano i legami di Hillary Clinton con i finanzieri di Wall Street; i rapporti ambigui della Fondazione di famiglia con Paesi come l’Arabia Saudita; le manovre contro Sanders.
La propaganda multimediale
Gli agenti di Putin mettono in campo più strumenti «per alimentare lo scontento negli Stati Uniti». Un allegato descrive l’attività dell’emittente tv RT America, «canale finanziato direttamente dal Cremlino» e diretto da Margarita Simonyan, ex capo della campagna di Putin nel 2012. Sul web operano blogger fiancheggiatori e provocatori, i «troll». «Mosca proverà a condizionare anche le elezioni nei Paesi alleati degli Usa».