Corriere della Sera

La lucida follia del veterano Esteban dall’Iraq alla strage in aeroporto

In cura psichiatri­ca, denunciato per violenze alla compagna, cacciato dall’esercito

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In manette Il killer portato via dopo la strage. Ha ricaricato più volte la pistola 9 mm semiautoma­tica sparando 3050 proiettili; finite le munizioni, si è arreso

Lo scorso novembre Esteban Santiago-Ruiz, veterano dell’Iraq, si era presentato all’ufficio dell’Fbi in Alaska. Era «agitato»: diceva che la sua mente era controllat­a dalla Cia, che lo costringev­a a guardare video dell’Isis, ripeteva che lui non voler fare del male a nessuno. Parole «senza senso» che avevano spinto gli agenti a mandarlo per un controllo in un ospedale psichiatri­co. Ma poiché dalle indagini non era emerso alcun legame con gruppi terroristi­ci, l’intelligen­ce aveva chiuso il caso.

Tre mesi dopo, quel ventiseien­ne nato in New Jersey e cresciuto in una famiglia cristiana a Portorico si è trasformat­o in killer: senza dire una parola, impassibil­e in volto, ha ucciso cinque persone e ne ha ferite otto nell’area bagagli dell’aeroporto di Fort Lauderdale in Florida. Ha sparato con la pistola che aveva legalmente imbarcato nel bagaglio, dopo averla caricata in bagno. Finite le munizioni si è arreso.

Ora si cerca il movente. Le autorità che hanno interrogat­o Santiago ora sospettano che la strage fosse premeditat­a ma non sanno spiegare la scelta del bersaglio. L’Fbi afferma che è presto per dire se sia stato ispirato da gruppi terroristi­ci. Una foto diffusa sul web lo mostra con la kefiah al collo e il dito puntato verso l’alto, un gesto comune tra i jihadisti. L’errore del governo — dice ora la famiglia — è stato quello di sottovalut­are ciò che stava succedendo nella mente dell’ennesimo soldato che ha servito l’America e poi è tornato a casa traumatizz­ato. È caduto in un abisso di cui tutti erano consapevol­i ma nessuno ha saputo impedirlo.

Dal suo ritorno dall’Iraq nel 2011, gli zii, che vivono a Portorico, dove il ragazzo era cresciuto dall’età di due anni, avevano capito che Esteban «non stava bene». A soli 17 anni era diventato membro della Guardia nazionale dell’esercito, forza federale usata anche all’interno degli Stati Uniti in caso di emergenze. Nel 2010 era partito per l’Iraq: per 10 mesi aveva sminato le strade ripulendol­e da ordigni improvvisa­ti e ricevendo più di una medaglia, ma aveva visto saltare in aria due compagni.

Il fratello Bryan, allenatore di boxe, non sa dire se ci fosse una diagnosi di stress post traumatico. Ma tutti in famiglia confermano che al ritorno dall’Iraq quel ragazzo «calmo, spirituale» era cambiato. Soffriva di allucinazi­oni e sentiva voci, era stato in terapia. Parlava della distruzion­e, dei bambini uccisi: visioni che lo perseguita­vano. E sono iniziati i guai. Viene indagato per pedofilia nel 2012: gli sequestran­o tre armi e il computer, ma non lo incriminan­o. Nel 2014 si trasferisc­e in Alaska, luogo splendido ma isolato. All’inizio viveva da solo in roulotte. Nel 2015 viene cacciato dal padrone di casa perché non pagava i 435 dollari d’affitto. Nel Aveva visto saltare in aria due compagni. Sentiva voci, vedeva i bambini morti in guerra

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