Baretta: «Le risorse ci sono, vanno divise tra gli enti La regia in mano a Boschi»
Mentre oggi si svolgono le elezioni indirette in più di 30 Province, gli stessi enti, col sostegno dei sindacati, lamentano i tagli dei fondi loro destinati e lanciano l’allarme: non possiamo chiudere i bilanci, rischiamo il fallimento. Il governo che fa?
«Il governo Renzi — risponde il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta — è già intervenuto nella legge di Bilancio 2017, che ha previsto un fondo da un miliardo per gli
enti territoriali, che ha proprio lo scopo di ridurre i tagli previsti. Adesso il governo Gentiloni farà il previsto decreto della presidenza del Consiglio per ripartire lo stesso fondo».
Le Province temono però che a loro andranno le briciole rispetto alle risorse destinate a Regioni e Comuni.
«Si tratta di un timore infondato. La ripartizione sarà infatti concordata con tutti gli enti territoriali. Il confronto era cominciato a Palazzo Chigi
sotto la regia dell’allora sottosegretario alla presidenza Claudio De Vincenti e proseguirà ora con Maria Elena Boschi per arrivare a una soluzione condivisa».
Le Province chiedono anche risorse aggiuntive per far fronte alle spese di loro competenza in materia di strade e scuole. Ci sarà un decreto legge per accontentarle?
«Già l’anno scorso la questione è stata risolta con un provvedimento che ha stanziato
100 milioni prelevandoli dalle risorse in capo all’Anas. Il governo discuterà nei prossimi giorni di questa ulteriore richiesta per il 2017 e troveremo una soluzione». Non c’è quindi il rischio che le Province falliscano?
«Mi sembra un allarme ingiustificato anche se le loro preoccupazioni vengono considerate con attenzione. Tra l’altro, con il decreto Milleproroghe di fine anno, abbiamo spostato al 31 marzo il termine per l’approvazione dei bilanci, proprio per una definizione del quadro finanziario che eviti problemi. Il governo non ha abbandonato le Province».
Il fatto che ogni anno si debbano trovare fondi per limitare i tagli e aggiungerne altri per le necessità delle Province non è la dimostrazione che la riforma Delrio, che doveva abolirle, è stata un’operazione di facciata?
«No. Le nuove Province, ora guidate da sindaci, sono diventati enti molto più responsabili. Certo, la loro riforma si iscriveva in un disegno più ampio di riforme istituzionali che ha subito una battuta d’arresto col referendum del 4 dicembre. Ma non si tornerà indietro, alle vecchie Province. Spetta ai sindaci portare avanti il disegno riformatore, a cominciare dalla razionalizzazione delle partecipate».
L’allarme è infondato, si troverà una soluzione Spetta ai sindaci proseguire nella riforma