I cani, la pesca e la battaglia col web Il ritorno in libertà di Galan Gli amici: lavorerà ancora con Silvio
L’ex governatore: lasciatemi in pace. E sui social è sotto attacco
L’avevamo lasciato a Este su un letto d’ospedale con un ultimo ruggito: «Bastaaa, mi fate imbestialire». La porta della stanza si chiuse con uno sdleng!, spinta dalla moglie Sandra. Era il 22 luglio 2014 e quello stesso giorno l’ex ministro e governatore Giancarlo Galan fu accompagnato al carcere di Opera, dove rimase tre mesi per poi finire agli arresti domiciliari. Scontata la pena del patteggiamento a poco meno di tre anni, lo ritroviamo dietro una siepe di Rovolon, cauto e guardingo come un vecchio leone ammansito: «Chi è?». Ha visto la macchina sconosciuta ed è uscito in maniche di camicia nel buio della notte di Rovolon, in questo gelido bosco dove ha preso casa in affitto. «Giornalista». Esce dalla siepe tenendo il cane: «Perché sei venuto qui? Non parlo più con i giornalisti».
Il messaggio
Visibilmente dimagrito, lo sguardo attento e spaventato di chi non si fida più di nessuno. L’unica cosa che Galan ora dice, anzi, ribadisce per l’ennesima volta, è la sua ferma protesta d’innocenza: «In 15 anni non ho mai fatto nulla di illegale». Lo vuole comunicare ai veneti ma i veneti hanno qualche difficoltà a credergli. «Favole per i tuoi nipotini». “Arroganza senza fine». «Tira fora a damigiana», fuori la damigiana, riferito al presunto tesoro accumulato dal governatore che più di tutti ha comandato in Veneto e per questo era Doge. La Rete è feroce e ironica con lui e ha deciso che l’unica verità è quella scritta dalla procura di Venezia: un milione all’anno in nero ricevuti per un lustro nell’ambito della vicenda Mose dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Più varie dazioni e favori fra i quali spiccano i lavori della sua villa Rodella a Cinto Euganeo, simbolo di una lunga stagione di potere.
Ora Villa Rodella è stata confiscata, Galan è decaduto da parlamentare, ha perso lavoro e vitalizi e ha ripiegato su questa più modesta casa avuta in affitto dall’amico pensionato Sergio Viscione. Qui ha portato moglie, figlia, cani e Audi Q7.
Gli amici
pulcini per la bambina». La domenica mattina al mercato di Bastia e, da buon gourmet, alla rinomata pasticceria Magagnin: «È un cliente storico». Galan si è occupato anche di carte e tribunali. «Gli rimane una sola causa aperta, dove però è parte offesa», fa sapere Antonio Franchini, il suo difensore. Si tratta di una denuncia presentata dall’ex governatore alla procura di Udine contro un politico croato, Damir Kajin, leader dei democratici istriani, che era stato durissimo: «Lui e la sua équipe si sono presi oltre 50 miliardi di euro solo grazie alla pietra». Si riferiva alle cave
Presidente del Veneto dal 1995 al 2010, Galan qui con Berlusconi
Ministro dell’Agricoltura nel 2010-11, è stato anche titolare dei Beni culturali
Fuori dal carcere nel 2014, dopo aver ottenuto i domiciliari. Il 6 gennaio ha finito di scontare la pena istriane che avrebbero fornito i sassi del Mose. «Tutte falsità», ha replicato Galan portandolo in tribunale. Quanto alle grane del Mose aveva annunciato bordate: «Voglio parlare con i pm». «Lo stiamo ancora aspettando», ricordano oggi in Procura.
La pesca
Dopo aver mantenuto il silenzio cosa farà, dunque, il sessantenne Galan? Parlando di minuzie, c’è la casa croata di Rovigno da riaprire, poi un po’ di pesca d’altura e di caccia nelle valli lagunari, le sue grandi passioni. Quanto alle cose serie, ricordano che un amico gli è rimasto: Silvio Berlusconi, il suo storico datore di lavoro. Lo fece dirigente di Publitalia e poi ministro della Repubblica. E fonti bene informate ora sostengono che forse ricomincerà a lavorare con lui. «Magari tornerà a quello che sa fare», azzarda Bertipaglia. Chissà, si libera un posto e riapproda lì dov’era partito.
Il cane ringhia, Galan con una mano lo tiene e con l’altra saluta.