Corriere della Sera

Baptiste, l’attivista che gira il mondo mangiando solo cibi scaduti

- Di Stefano Montefiori

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE yogurt scaduti. La traversata dell’Atlantico fino a New York è la nuova iniziativa decisa da Dubanchet per sensibiliz­zare l’opinione pubblica sul problema degli sprechi. Un francese getta nella spazzatura in media 20 chili di alimenti all’anno, dei quali 7 sono ancora imballati. La carne e altri prodotti destinati alla conservazi­one in frigorifer­o sono contrasseg­nati dalla Dlc, la «data limite di consumo» che va in effetti osservata; ma secondo Dubanchet non c’è motivo di attenersi con scrupolo alla Dluo, la «data limite di utilizzazi­one ottimale» indicata come vogliono le regole dell’Unione Europea su ogni confezione, ma al di là della quale gli alimenti restano vendibili e commestibi­li. A suo dire la data di scadenza genera la convinzion­e — sbagliata — che dopo il giorno indicato l’alimento sia sempre inutilizza­bile. Per questo Dubanchet ha lanciato una petizione per l’abolizione della Dluo su scala europea: per adesso le adesioni online sono 128. Non moltissime, ma lui spera di attirare maggiore attenzione con la traversata. Dopo essere arrivato a Gibilterra in bicicletta, salperà alla volta della costa americana a bordo di una barca di sette metri e mezzo mossa a pedali. In cambusa, 100 chili di cibo scaduto, dei quali 40 liofilizza­ti: Baptiste ha disidratat­o alcuni alimenti, per esempio le carote, e li conserverà sotto vuoto a temperatur­a ambiente. Ri-aggiungend­o l’acqua, le carote dovrebbero ritrovare il loro gusto vintage. «Riso o lenticchie sono alimenti secchi e i batteri quindi non si possono sviluppare, anche dopo 10 o 20 anni sono ancora buoni», assicura il ragazzo. E per dimostrarl­o, il primo cibo che mangerà sul pedalò sarà una confezione di riso con la scritta «da consumarsi preferibil­mente entro il luglio 2006». «Se pensate che sia una follia mangiare per tre mesi cibi scaduti, pensate che viviamo in un mondo dove produciamo alimenti sufficient­i per tutti, ma poi li buttiamo nella spazzatura».

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