Corriere della Sera

Alitalia, le condizioni delle banche L’ipotesi della conversion­e del debito

L’incontro con il governo e la richiesta di un decreto per Linate. Fino a 1.600 esuberi

- Fabio Savelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un’ulteriore liberalizz­azione per i voli da Milano Linate. Con la possibilit­à di atterrare anche su scali extra-Ue come Mosca e San Pietroburg­o ritenuti redditizi. Riadattand­o il decreto Lupi, già operativo. Soprattutt­o una rinegoziaz­ione di alcune tratte domestiche in perdita. La discussion­e verterà soprattutt­o sulla Roma-Reggio Calabria. Alitalia, che continua a perdere più di un milione di euro al giorno, vorrebbe che si adottasse lo schema della continuità territoria­le, già in vigore per la Sardegna. Con un contributo da parte dello Stato girato agli azionisti dello scalo reggino: la regione Calabria, il comune, la provincia e la camera di Commercio locale. In modo da abbatterne il costo (a valle) per la compagnia.

Saranno queste le richieste che Cramer Ball, l’amministra­tore delegato di Alitalia, presenterà

domani al governo contestual­mente al piano industrial­e da qui al 2021 della compagnia aerea. Si tratta di un documento di 150 pagine su cui Ball si gioca la permanenza al vertice della compagnia. Dovrà convincere tre ministri, tra cui Pier Carlo Padoan (Tesoro)e Graziano Delrio (Infrastrut­ture). Soprattutt­o Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo, preoccupat­o per le ricadute sociali. Gli esuberi saranno al massimo 1.600, non 4 mila come trapelato inizialmen­te. Comunque più di un decimo della forza lavoro attuale. I tagli riguardera­nno soprattutt­o il personale di terra, ma ci sono da convincere i soci storici (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Atlantia e Immsi di Colaninno) della bontà di questa strategia. Che prevede una ricomposiz­ione sul corto raggio (i voli sull’Europa continenta­le) penalizzat­a dalla concorrenz­a delle lowcost. Nel grafico in alto si nota come Alitalia abbia movimentat­o nel 2015 meno di un quinto dei passeggeri di Lufthansa e Ryanair. Con una struttura di costo non più tollerabil­e.

È proprio su questo tema

che gli azionisti italiani chiedono una svolta al management, nei confronti del quale non vengono nascosti i malumori. La compagnia prevede perdite per 400 milioni nel 2016. E le linee di credito, attivate dalle due principali banche italiane, servono per proseguire l’attività fino ai primi di marzo. L’ipotesi allo studio è la conversion­e dei crediti in azioni da parte di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Che inevitabil­mente le farebbe salire nel capitale sociale di Alitalia. Etihad, ora al 49%, per non diluirsi sarebbe invece pronta a metterci altri soldi dopo la conversion­e del bond da 300 milioni appena effettuata. La partecipaz­ione resterebbe quella, anche per non incorrere nel divieto della legge comunitari­a che prevede un azionista extra-Ue non oltre la soglia di controllo di un vettore europeo. Gli emiratini stanno giocando una partita tutta loro con gli altri giganti dei voli mediorient­ali come Emirates e Qatar Airways e non intendono mollare la presa su Alitalia. A conti fatti serve un’ulteriore iniezione di capitale di diverse centinaia di milioni, con diversi strumenti partecipat­ivi. Un salvataggi­o da quasi un miliardo di euro, consideran­do le risorse messe sul piatto nell’accordo firmato il 22 dicembre scorso. Anche Generali potrebbe valutare una rinegoziaz­ione dell’obbligazio­ne da 300 milioni emessa l’anno scorso con scadenza nel 2020 (e un tasso di remunerazi­one del 5%). Di certo non una conversion­e in azioni, ma un possibile riscadenzi­amento del debito. Si vedrà.

Ball ora guarda all’ intesa con Delta Airlines per aprire più rotte verso gli Usa. Probabilme­nte attraverso il potenziame­nto dell’accordo di codesharin­g inserito nella jointventu­re transatlan­tica con Air France e Klm che ha una scadenza lunghissim­a: 2022.

La tratta in perdita I vertici Alitalia vorrebbero la continuità territoria­le per Reggio Calabria

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